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Punto di partenza: Bobbio
Per chi proviene da Milano: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Bobbio 48 km.
Per chi proviene da Bologna: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Bobbio 48 Km.
Per chi proviene da Pavia: SP 617 fino a Broni, poi SP 412 del passo Penice, scollinamento al passo e discesa su Bobbio. Da Pavia a Bobbio 80 km.
Inforchiamo la bici in quel di Bobbio, bellissima località lambita dalle acque cristalline della Trebbia. Pedaliamo nel centro storico medioevale che ci riporta indietro nel tempo, con monumenti, chiese, il castello Malaspina ed il Ponte gobbo, ancora oggi segni tangibili degli antichi fasti. Ci immettiamo sulla SS 45 direzione Genova, deviando subito dopo a destra al cartello per Carana/Moglia. Ci stacchiamo dal fondovalle pedalando su un piccolo nastro d’asfalto e, superato un ponticello sul rio San Martino, una secca curva a sinistra segna l’inizio della prima asperità di giornata. La salita si impenna senza esitazione, quasi brutalmente, dentro il bosco che ricopre il pendio. Sono 5 km con pendenze anche sopra il 10-12%, che lasciano intravedere una visione inusuale della valle: il Ponte gobbo, la Pietra Parcellara in lontananza, la SS 45 che adesso, dall’alto, sembra una piccola stradina di montagna, e poi la chiesa di Brugnello, sotto di noi, a picco sulla Trebbia. Infine, prima dello scollinamento, quando le pendenze sono meno accentuate, ecco il Bric di Carana appena sopra la strada, una bizzarra formazione rocciosa da dove si gode una vista a 360 gradi.
Sul crinale, Pietranera, antico borgo in rovina, abbandonato come la chiesetta di sassi a fianco della strada. Rossarola, quattro case dove non si vede mai nessuno, la fontana e la pineta, e poi giù in picchiata superando Lago. Sembra di planare a valle, non ci sono protezioni, mani sui freni e occhio vigile fino alla provinciale che girando a destra porta, dopo 4 km in falsopiano, a Poggio Rondino. La salita è corta ma ripida; 3 km con punte del 12-13%, scavalcando ampie radure, un piccolo pianoro disseminato di fattorie, cavalli, case sparse. Siamo a quota 800 mslm; la discesa ci porta a Pieve di Montarsolo, davanti alla chiesa solitaria. A 300 metri, sulla sinistra la mastodontica, malridotta Rovere grossa; 900 anni di storia, aggrappata alle funi, ma ancora miracolosamente viva; un po’ come siamo noi, in questi momenti. Scendiamo a Pratolungo e incrociata la strada del Brallo ci fiondiamo in discesa verso il ponte di Lenzino.
È uno spettacolo della natura che lascia sempre un segno indelebile: nel piccolo canyon la Trebbia disegna tortuosi meandri, aprendosi un varco tra possenti dorsali ricoperte da fitte foreste. Ritornati sulla SS 45, dopo una fastidiosa contropendenza, iniziamo la discesa che traccia un balcone panoramico sul fiume che ricorderemo a lungo. E così, felici, stanchi ed emozionati, ci sorprende la vista del Ponte gobbo. Un giro breve, meno di 50 km ma che lascia intravedere e scoprire alcuni scorci panoramici di una valle che non finisce mai di sorprendere.
Tratto da "Cicloturismo in Libertà" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi
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