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Punto di partenza: Perino
Per chi proviene da Milano: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Perino 36 km.
Per chi proviene da Bologna: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Perino 36 km.
Monte Penice Vetta, 1446 mslm. Una meta classica, che non può mancare nel carnet del cicloturista nostrano. Noi lo facciamo a modo nostro, tralasciando i versanti principali, battendo invece i piccoli sentieri asfaltati che segnano tracce nascoste tra i boschi, attraversando minuscoli borghi appartati, quasi disabitati. Partiamo da Perino, sempre sulla vecchia 45 fino alla deviazione per Mezzano Scotti, superando sulla destra il piccolo ponte sul fiume. Attraversato il borgo, la strada si restringe entrando nel bosco. Si sale subito con stretti tornanti verso Centomerli, quattro case tra campi verdi; 4 km dove numerosi, perfidi gradoni costringono a tirare anche con le braccia. Finito il bosco il panorama si apre ed è sempre un’intensa emozione, che continua in discesa, tecnica, filante con vista inedita del Ponte Gobbo.
Arrivati a Bobbio, giriamo a destra e prima del centro paese ancora a destra sulla SP 461 R. 4 km di salita costante, regolare, su strada larga, fino alla deviazione per Ceci, che imbocchiamo in forte contropendenza. Poi si sale, decisamente tra calanchi e boschi di faggi per 8 km sul fianco della montagna con pendenze, arcigne ma costanti, tra 8-10%. Arrivati al paese, si tiene la destra per scavallare 3 km, duri senza respiro, a tornanti stretti, allo scoperto, che ci portano al passo Scaparina a 1100 mslm. Prendiamo sempre a destra e si prosegue per circa 7 km in falsopiano fino all’arrivo al passo Penice. Il rifugio lo Scarpone, il vasto piazzale; questa è una vetta che, almeno una volta nella vita, tutti, ma proprio tutti coloro che hanno pedalato in queste zone con la bici da corsa hanno scalato. Poi 3,7 km che sono una lunga, dolorosa ascesa verso il cielo, accompagnata da antenne, ripetitori e radar. Le pendenze sono toste, il fondo una gruviera di buche, allo scoperto; si soffre fino all’ultima pedalata, dopo il piccolo santuario della Madonna.
Ma una volta in cima, nonostante tutto, recuperato il fiato e la capacità di intendere e volere, la vista è assolutamente fantastica; sembra di volare, si tocca il cielo. Le terre che videro l’opera instancabile di un monaco venuto dalla lontana Irlanda, pazzo di Dio, ci sorprendono sempre. Sotto di noi, sparsi tra le infinite sfumature dei colori della terra, Varzi, Romagnese, Bobbio con il suo ponte, la pianura infinita, la corona maestosa delle Alpi, un quadro naturale grandioso, che nessun pittore potrebbe mai dipingere. Una volta ritornati sulla 461, la discesa, su strada larga con curvoni ampi e regolari, è il giusto coronamento di un giro che in 72 km, con 1800 m di dislivello, ci ha portato a toccare il cuore di una terra che è stata, secoli fa, uno dei centri più importanti del Medioevo, segnandone profondamente la storia e la cultura. Si consiglia di non effettuare il giro nelle domeniche dei mesi estivi per la nutrita presenza di motociclisti.
Tratto da "Cicloturismo in Libertà" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi
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