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Uno strappo classico, uno dei più conosciuti e frequentati del Piacentino. Dalla strada che da Carpaneto sale a Prato Barbieri, si stacca sulla destra con un tratto duro, ma su fondo ben curato ed ampio. A circa metà salita, la vista degli scavi aiuta il cicloturista che deve resistere ancora per qualche centinaio di metri. L’ultimo tratto è coperto dal fogliame, all’incrocio con la strada che porta a San Michele. Lungo 2.000 metri con pendenza media non superiore all’8% e con punte al 14 %. Uno strappo dal sapore antico, storico e scenografico.
Sempre sulla provinciale che sale a Morfasso, dopo Bardetti. Al cartello si gira a destra e le cose sono subito molto chiare. Pendenze aspre, quasi al limite del ribaltamento, almeno per noi. I primi 500 metri sono durissimi, poi si curva a destra, un leggerissimo calo, ma poi non c’è un attimo di respiro fino all’incrocio con la strada SP 71, dove si finisce dopo solo 1.200 metri che non finiscono mai. Pendenza media del 14,5% con punte al 21%.
Dalla provinciale che da Lugagnano porta a Morfasso. Anche qui un inizio soft poi diventa sempre più impegnativa nel tratto nel bosco ed il tratto prima delle case è quello più duro, quasi senza respiro. Arrivati alla chiesa di Rabbini, giriamo a sinistra e ci aspettano altri 900 metri che coprono l’ultimo tratto, per giungere fino a Taverne, tra verdi prati e panorami del lago di Mignano veramente notevoli. Asfalto discreto con alcuni punti tormentati. Alla fine sono quasi 3.800 metri con tratti anche al 14% che richiedono un graduale dosaggio dello sforzo, per cercare di non andare in apnea.
Sulla provinciale che proviene da Vernasca, in località case Varani, prendiamo la stradina di fianco al ristorante Botteghino, un piccolissimo e stretto nastro male asfaltato che aggredisce la costa, dopo 200 metri quasi piani. Lungo 1.200 metri con un dislivello medio del 7% con punte del 10%, presenta 4 strettissimi tornantini che si impennano in mezzo a verdi e dolci (in apparenza) colline, completamente nascosta da una fitta vegetazione. Il fondo non propriamente ottimale contribuisce a rendere la scalata ancora più difficoltosa.
Dalla strada che proviene da Borla e costeggia lo Stirone. Al cartello si gira a sinistra e si sale facilmente per 200 metri, poi dopo le case, il corridoio male asfaltato compie un vero e proprio salto di 800 metri. è fatica allo stato puro; tra robinie e viti, ci si proietta sulla costa sovrastante con curve a gomito e pendenze da patibolo. Guardare il panorama, bellissimo è praticamente impossibile. 1000 metri di erta ricoperta di sporco e con asfalto molto irregolare, coprono un dislivello di 129 metri, con pendenze sopra il 15/17%. Arrivati al parcheggio di Vigoleno, una breve visita al borgo può essere di grande aiuto per recuperare lucidità.
Tratto da "Cicloturismo in Libertà 2" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi
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