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Sempre sulla 412 in direzione Nibbiano. Il piccolo cartello compare quasi all’improvviso in mezzo al niente. Si gira a destra, una casa e la strada che, già alla prima occhiata sommaria, mette paura. Si sale a strappi in mezzo alla collina, tra prati verdi e pochi alberi. Inizialmente il fondo è in ottime condizioni ma poi diventa... come al solito; pieno di buche, ondeggiante e poco scorrevole. È un lungo muro di 4.500 metri che mette subito le cose in chiaro; durissimo, con pendenze estreme. Alcuni strappi e certe curve hanno punte al 17%. Arrivati circa a metà si tiene la sinistra e a Pendezza, una casa solitaria sul pendio, la strada diventa solo dura. Anzi tra rampe da garage, con qualche breve contropendenza, si può tirare il fiato e recuperare un minimo di lucidità, ma è proprio poca cosa. Si prosegue tirando sul manubrio, praticamente fino all’incrocio con la strada collinare che proviene da Stadera, all’incrocio con il Summer Ranch. Finisce il muro assieme a noi, a bocca spalancata e non solo per la bellezza dei luoghi.
Al km 65 sempre sulla 412 verso Nibbiano. Al Cartello Genepreto proseguire diritti per qualche centinaio di metri fino al cartello Groppà. Si piega a destra con curva a gomito, strettissima. Si consiglia di cambiare prima sul rapporto agile, perché subito dopo non ci sarà più tempo e possibilità di farlo fino alla fine. È un vero e proprio corridoio male asfaltato sporco di detriti che si innalza sul versante meno battuto che giunge al paese; un piano inclinato lungo 1.000 metri al 15% medio, e con innumerevoli punte al 22%, che richiedono tanta pazienza, concentrazione e voglia di non mollare la presa. Arrivati alle prime case del borgo, l’ultimo feroce strappo toglie le residue energie e poi, finalmente la piccola piazza ci accoglie, dopo un lungo sforzo al limite delle nostre possibilità. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che l’apnea è sport che si può praticare anche fuori dall’acqua.
Da via Noce dell’Oppio, adiacente alla casa di riposo, il nastro d’asfalto dal fondo tormentato aggredisce brutalmente il fianco della collina facendosi strada tra le vigne con punte che raggiungono il 17/18, in alcuni tratti anche il 20%. Una lunga interminabile rasoiata, su fondo tormentato, che non lascia il minimo appiglio. Fino alle antenne non c’è un attimo di respiro; 1.500/1.600 lunghissimi metri spingendo a tutta in precario equilibrio, sperando che il “tormento” finisca il prima possibile. Subito dopo spiana, anche se la salita non è finita; si può però recuperare e rifiatare, ammirando lo splendido panorama che ci circonda. L’inconfondibile sagoma di Rocca d’Olgisio che troneggia sopra il profilo dei rilievi di fronte a noi, nella bruma mattutina, è il giusto premio per una vera impresa. Si chiude all’incrocio con la strada “normale” che sale da Pianello, tra le case della piccola località Gabbiano. Alla fine la pendenza media pari all’8.3% non rende minimamente l’idea della difficoltà che questo lungo muro propone a chi ha l’ardire di sfidarlo. Gambe, tanto cuore e un po’ di sana follia cicloturistica gli ingredienti per arrampicarsi sopra questa collina che domina tutto l’abitato di Pianello e di Trevozzo.
Dalla sp 412 R, dopo Castelnovo V.T, direzione Pianello, prima del bivo per Agazzano. Dal cartello stradale si sale senza grossi patemi per qualche centinaio di metri poi la strada comincia ad impennarsi, salendo a piccoli strappi con punte del 15%, fino sotto al cartello del paese; poco meno di 2.000 metri al 7,8% medio. Per cominciare ad assaggiare il sapore particolare di questo tipo di salite, possiamo definirlo un muro gentile.
Dalla strada che arriva da Piozzano, al cartello Monteventano prendiamo la stradina, dal fondo molto tormentato, che sale gradatamente fino a curvare a sinistra, dopo la casa. Qui iniziano le prime, vere difficoltà; il sentiero s’inerpica diritto senza tentennamenti, coperto da una fittissima vegetazione, con un rettilineo che sembra non finire mai. Alcune centinaia di metri, lunghissimi con pendenze sopra il 20%; l’ascesa è durissima e non molla proprio mai, fino al tornantino che, a destra supera l’ultimo dislivello fino alla chiesa. Qui una targa ricorda una cruenta battaglia tra gli invasori nazisti ed i partigiani. Un muro breve di soli 1.000 metri con pendenza media superiore al 9%, che richiede concentrazione, determinazione e tanta voglia di non mollare la presa.
Tratto da "Cicloturismo in Libertà 2" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi
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