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Muri della Val Trebbia

1 – Tartago

Non il più duro ma senza dubbio il più affascinante. Per arrivarci, prima di giungere ad Ottone lasciare la ss 45 e prendere la strada della Val Boreca, direzione Zerba. Dopo qualche chilometro di saliscendi al cartello Tartago si gira a sinistra attraversando un fitto bosco in falsopiano. Poi, arrivati al ponte in ferro ecco l’inizio del muro; su fondo sgranato il piccolo sentiero aggredisce la montagna senza compromessi, con curve secche e corti, micidiali rettilinei. Quasi tutto allo scoperto, tra protezioni in ferro, non lascia un secondo di respi- ro ed anche l’ultimo tratto prima della chiesa è durissimo. 2.200 metri all’11% medio, con punte al 20%, di un sentiero senza sbocco, ci spalancano le porte di un mondo che pensavamo ormai perduto. La fontana a pochi passi da noi regala attimi di sollievo ed il panorama è incredibile.

2 - La Serra

Dalla ss 45 dopo Ponte Organasco, si devia a sinistra, al cartello Abrà Oneto. è una stradina nascosta dal fitto bosco, ma si alza subito con pendenze al 12/13%; dure già dal primo metro, poi diventano durissime, sopra anche al 15% fino all’arrivo ad Abrà, minuscola località sperduta sul fianco della montagna. Curve strettissime e brevi micidiali rettilinei a guadagnare quota su fondo stradale discreto. Qui, quando il bosco si dirada, anche l’erta si addolcisce un poco e nell’attraversamento di un pianoro, l’imponente vista del Lesima ricompensa lo sforzo compiuto. Ultime pedalate e, dopo uno stretto tornantino, la vista del cartello “La Serra” rappresenta la fine del muro. 3.300 metri con 9.4% medio e punte al 15%. Un muro nascosto che vale la pena di scoprire.

3 - Perino Via Paggi

Soltanto 620 metri che durano una vita. Praticamente dalla piazza una strettissima via sale direttamente ad incrociare la strada per Filippazzi. I primi 200 metri sono veramente una verticale; bisogna prendere slancio e velocità prima, cercando di salire con un rapporto agilissimo. Anche il fondo stradale molto rovinato rende questo muro molto difficile.

4 - Scarniago - Madellano

Dalla strada che sale da Travo verso Bobbiano, dopo l’Agriturismo Bellaria. Una curva secca a destra ed ecco un vero e proprio incubo cicloturistico. Un corridoio stretto e tortuoso, si innalza brutalmente sul pendio con tratti vicini al 27%. Al cartello che indica Madellano, la stradina che passa tra le case sembra volere ribaltare la bici. Dopo circa 1.300 metri molla un attimo, si fa per dire, ma la sofferenza continua ancora fino alla fine di Scarniago, a fianco della chiesetta bianca, al lato della strada. Su fondo stradale discreto sono 1.900 metri con un dislivello di 250 metri. Il panorama che si può gustare dopo è il giusto premio per una fatica al limite delle possibilità. Mettere il piede a terra qui è cosa normale. Forse il più difficile di tutta la provincia. Durissimo, lunghissimo, bellissimo.

5 - Scrivellano

Da Statto si sale verso Pigazzano. A metà salita circa si gira a sinistra al cartello che indica Scrivellano Castello. Un inizio in sordina per 200 metri fino al castello alla nostra sinistra. Poi il sentiero, stretto ed accidentato, coperto dalla fitta vegetazione, piega a destra e inizia a prendere decisamente quota tra le case. Una brevissima tregua di pochi secondi, dopo 500 metri; siamo quasi a metà. Si dovrà spingere al massimo, con pendenze anche al 16%, fino alla fine. Alla vista della chiesa di Pigazzano è praticamente fatta. Ancora pochi metri in piano e la piazza del borgo è raggiunta. 1.200 metri molto impegnativi su fondo molto sconnesso che rende la scalata di questo L’ultimo sforzo! muro molto più difficile.

Tratto da "Cicloturismo in Libertà 2" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi