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Un giro intorno a Castell’Arquato

Come raggiungere il punto di partenza

Punto di partenza: Castell’Arquato

Da Milano: uscita Fiorenzuola, svoltare lungo la SP di Bardi direzione Castell’Arquato per 9,1 km (totale km 91).

Da Bologna: uscita Fiorenzuola, svoltare lungo la SP di Bardi direzione Castell’Arquato per 9,1 km (totale km 132).

Da Torino: uscita Fiorenzuola (direzione Bologna), svoltare lungo la SP di Bardi direzione Castell’Arquato per 9,1 km (totale km 203).

Da Brescia: uscita Fiorenzuola, svoltare lungo la SP di Bardi direzione Castell’Arquato per 9,1 km (totale km 75).

L’itinerario

Dal centro di un borgo medioevale ancora intatto scendiamo sulla provinciale e girando a sinistra pedaliamo per 2 km tenendo la destra alla deviazione per Doppi. La stradina disegna un largo semicerchio, attraversando Doppi e Vigostano e incrociando la provinciale all’altezza di Vigolo Marchese. Stiamo entrando in Val Chiavenna; sulle coste sovrastanti la stradina in leggero falsopiano spuntano torri, cascine, campanili di piccole chiese. Il verde brillante nelle varie sfumature riempie gli occhi del cicloturista errante. Dopo Chiavenna Rocchetta, 17 km dalla partenza, la strada si restringe e pieghiamo a destra verso Prato Ottesola. Si sale 2 km senza problemi, circondati dal fitto bosco, interrotto solo dal recinto di un piccolo ranch. Scollinata la costa, si scende fino a Tabiano, dove giriamo a sinistra sulla provinciale che costeggia il Chero. Il falsopiano in leggera salita si estende per 7 km, fino all’incrocio per Veleia, 460 mslm. Lo strappo è breve ma violento, con pendenze anche sopra il 15%. Tiriamo il fiato con la scusa di ammirare gli scavi; il posto è spettacolare; la piccola città romana è davanti a noi, in tutta la sua magnificenza.

Proseguiamo in direzione Carpaneto prima e Lugagnano poi. Scendiamo di quota fino a Rustigazzo dopo aver superato un breve ma impegnativo strappo fino a Costa. Dopo Vicanino si sale ancora per 2 km fino all’incrocio con Lugagnano a 229 m, dove transitiamo dopo 6 km di discesa. Siamo nella riserva del Piacenziano, nata per tutelare le rocce sedimentarie di ere geologiche tra i 5 e 1,5 milioni di anni fa. Al centro del borgo deviamo a destra imboccando la salita che porta a Vernasca, 430 m di quota. 5 km di salita facile con ampi tornanti e vedute da cartolina su Lugagnano. Prima della chiesa di Vernasca la strada si impenna e, dopo una leggera contropendenza, si spinge a tutta per 2 km fino a Ranca (un nome, un programma), dove prendiamo a sinistra per Borla. La vista dal crinale è spettacolare, una discesa molto tecnica e veloce, qualche mangia e bevi, con il passaggio da Borla stretto tra le case, poi Trinità e di nuovo a valle, al confine con Parma, nel parco dello Stirone, che la strada lambisce per diversi chilometri. Sopra di noi, alla nostra sinistra, il borgo fortificato di Vigoleno (361 mslm) si staglia imponente, a dominare tutta la vallata. 

Arriviamo al borgo dopo una salita regolare, che si incattivisce solo negli ultimi metri fino alla piazza, dove ci fermiamo per rimirare, in silenzio, il mastio e l’entrata del castello. La salita continua ancora per 1 km e poi si scende in picchiata tagliando il fianco della collina con curve secche fino a incrociare la strada di Vernasca. Si prosegue dritti, come il piccolo nastro asfaltato che aggredisce l’ultima costa. Solo poche centinaia di metri ma senza respiro, fino in cima. Giriamo a sinistra e restiamo in quota per qualche chilometro; la vista dall’alto di Castellarquato ci lascia sempre senza fiato. Si respira aria di medioevo; ci fermiamo ad ammirare il profilo inconfondibile di un borgo che ancora oggi incute timore e rispetto. Poi ci lasciamo trasportare fino al ponte sull’Arda, salendo nel centro alto dove l’ultimo strappetto toglie le poche forze rimaste da un giro di 70 km e 1000 metri di dislivello, pieno di suggestioni storiche.

Tratto da "Cicloturismo in Libertà" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi