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Nome più semplice e, al tempo stesso, più significativo, al torrente Dorba non si poteva dare. Nella lingua dei Celti, che si insediarono nella zona duemilacinquecento anni fa, "dubro" significa "acqua". E di acqua, dalla Costa della Rasa, ne scende in discreta quantità, dispersa dapprima in tanti rigagnoli, raccolta poi dal più meridionale dei due torrenti che portano quell'antico nome (un altro Dorba scorre poco lontano, a nord della Pietra Parcellara). La Costa della Rasa è un crinale che, preceduto dalla Costa della Pianazza, unisce il Passo di Caldarola al Passo Crocetta. Come la maggior parte delle dorsali, consente di camminare ammirando allo stesso tempo grandi panorami.
In questa sede, tuttavia, si è lasciato il meritato spazio anche all'atmosfera raccolta delle due strette valli che alla Rasa arrivano salendovi da Areglia, nei pressi di Mezzano Scotti, e transitando in mezzo alle case in pietra dei quasi disabitati borghi di Sambuceto e Fassi. Arrivati alla Costa, si potrà anche decidere di spingersi fino al vicino Monte Mosso, anche se l'itinerario qui proposto prevede di lasciare l'altura alle spalle, prendendo la direzione, pur senza raggiungerlo, del lontano Monte Lazzaro.
Superato Perino si procede in direzione Bobbio finché si incontra la deviazione a destra per Mezzano Scotti. La si segue, si costeggia quest'ultimo abitato e si procede verso monte, incontrando quasi subito la strada a sinistra che porta a Gobbi, Areglia e Schiavi. Seguendo i cartelli, correttamente presenti ai bivi, si arriva senza difficoltà ad Areglia, e si parcheggia nella piazzola in centro al paese, dove l'asfalto finisce.
Si cammina diritto per circa 2 minuti, attraverso il paese, finché si incontra un bivio, ancora tra le case. Si sceglie la strada di sinistra, confortati da un segnavia biancorosso, poi, dopo meno di 5 minuti, si guada un ruscello e si procede dritto, anche quando, poco più avanti, si incontra una mulattiera che scende dalla sinistra. Si arriva a una casa recintata, in corrispondenza della quale il sentiero si biforca: si tiene la destra, costeggiando l'area del I' abitazione, e, per la prima volta, si affronta la salita, che da questo momento diventa, anche se poco gradita, fedele compagna di viaggio. Dopo un tratto iniziale tra le piante, la via esce allo scoperto. Sulla sinistra, 25 minuti dopo aver iniziato il cammino, si scorgono, sull'altro lato della valle, le case che costituiscono la piccola frazione di Chiappelli.
Qualche minuto e il sentiero si immette su una sterrata che proviene dalla sinistra; senza dubbi, grazie all'onnipresente segnavia, che questa volta dà anche il numero di itinerario, 165, ci si immette procedendo in salita, verso destra, e in altri 8 minuti si entra nell'abitato quasi abbandonato di Sambuceto. Lo si attraversa e, proprio quando se ne esce, ci si innesta in una carreggiabile che arriva da destra e prosegue dritto davanti a sé (è la strada che consente di arrivare in auto a Sambuceto). La si imbocca andando dritto in salita, puntualmente assistiti dal bollo biancorosso. Dopo meno di un quarto d'ora la strada si fa pianeggiante, poi scende un po' per attraversare un torrente prossimo a un bivio, dove si tiene la sinistra.
La tregua concessa da questo falsopiano dura poco, perché presto ci si ritrova di nuovo ad arrancare in salita. 15 minuti più tardi il sentiero si trasforma in un canale scavato dall'erosione nella roccia, e dopo altri 7 minuti si è sulla Costa della Rasa, attraversata dal sentiero 101. L'incrocio è generosamente corredato di cartelli che, oltre alla numerazione del CAI, indicano anche Mezzano Scotti (il tragitto appena percorso), Travo, a destra, e Penice, a sinistra; in quest'ultima direzione la vista è chiusa dalla cima del Monte Mosso. Si prosegue a destra, in direzione Travo, iniziando a percorrere i moderati saliscendi del crinale.
In poco più di 10 minuti si arriva a un incrocio, al quale si va dritto; poi, 8 minuti più tardi, si affronta l'unica salita un po' impegnativa di questo tratto della Rasa. Ancora 3 minuti e si sta a destra a un bivio, guidati dal cartello del CAI "101 - Travo"; è il momento di prestare attenzione, perché passati 2 minuti, dove la strada si allarga e piega leggermente a sinistra, sulla destra si scorgono due aperture tra gli alberi che convergono in un unico sentiero: lì si deve entrare, abbandonando il 101 e, con quello, il segnavia, la ci mancanza non si farà tuttavia sentire, data la quasi totale assenza di ramificazioni lungo la discesa. Si cammina in prevalenza nel bosco, anche se, quasi subito, si attraversa una bella radura.
Un quarto d'ora dopo si va a sinistra, ignorando la stradina che si stacca a destra per morire in un campo, e in 5 minuti si arriva alle case di Fassi, tra le quali curva a gomito la mulattiera, che nel frattempo si è allargata fino a diventare carreggiabile. Altri 5 minuti e si ignora una deviazione in salita a destra, seguendo la discesa a sinistra. Per 25 minuti si cammina senza incertezze, finché si entra ad Areglia, ci si ritrova al bivio dove ha avuto inizio l'andata e, poco più avanti, si raggiunge l'automobile.
Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero
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