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In provincia di Pavia, ma a due passi dalla sommità del Penice, si snoda un crinale che va dal Monte d'Alpe al Monte La Rivassa passando sulle cime dei Poggioli d'Alpe e del Monte Calenzone. L'arco compreso tra queste due ultime alture prende il nome di Costa Castelvecchio e delimita a ovest la valle disegnata dal torrente Rivarolo nella sua discesa verso Romagnese e il Tidone, che ne riceve le acque. La configurazione del terreno consente di affrontare dislivelli anche cospicui diluendoli in lunghe passeggiate, abbassando quindi la pendenza media del percorso. Tutta la cresta è transitabile con un fuoristrada, anche se l'itinerario qui proposto prescinde dal suo utilizzo e prevede lunghi tratti esclusivamente pedonali.
La pineta che la copre è abitata dalla formica rufa, le cui colonie, servendosi di terra e di aghi di conifera, erigono imponenti coni, parte esterna dei loro formicai, spesso alti quanto un bambino, che conferiscono all'ambiente un aspetto surreale. Cartelli posti dall'Università di Pavia invitano al rispetto di questi insetti che, niente affatto nocivi, contribuiscono a tenere libere le piante dai parassiti. L'atteggiamento mentale corretto, nei loro confronti, è quello dell'ospite che, felice dell'invito ricevuto, rispetta le abitudini del padrone di casa anche se gli sembrano un po' eccentriche. La parte alta del tragitto offre morbidi panorami, mentre a mezza quota la chiesa di Totonenzo merita una sosta.
Superato il Lago di Trebecco si arriva a Romagnese, lo si attraversa e, quando l'abitato è alle spalle, si gira a gomito, a destra, per accedervi come se si provenisse da Casa Matti. Al termine della salita un divieto di accesso obbliga a seguire il tornante a sinistra, e dopo un chilometro si entra ad Ariore. In centro, dove la strada curva nettamente a sinistra in salita, si lascia la macchina.
Un sentiero scosceso scende verso il fondovalle partendo dove c'è un palo del telefono sul quale sono disegnati due segnavia gialli, uno a rombo e l'altro a rettangolo. I segnali guideranno parte dell'escursione, ma solo in un secondo tempo, perché si comincia subito con una variante che consente di passare alla chiesa di Totonenzo. Si scende, dunque, fino a guadare il torrente Rivarolo, e al bivio che un minuto dopo si incontra si sta a sinistra, in salita. Presto il sentiero si dissolve tra i prati, dei quali è tuttavia semplice seguire i contorni in falsopiano per 10 minuti, finché si arriva al piccolo borgo di Predacosta, scegliendo la via di sinistra, che si addentra tra le case, e girando nella mulattiera a sinistra che presto si incontra. Si raggiunge una bella e piccola cappella, alla quale si va a sinistra, salendo fino a raggiungere un trivio: si sceglie la strada centrale; di fatto si sta seguendo la vicina strada asfaltata, alla quale spesso ci si avvicina e di cui si percorrerà anche qualche tratto.
Al successivo bivio si prende a sinistra (si sta percorrendo l'anello in senso antiorario, la sinistra è la direzione più frequente), dalla parte di un grande albero avente affisso un cartello giallo con il numero "1". Ancora un bivio, ancora a sinistra, ancora verso l'alto; alla diramazione che segue si sta invece a destra, sempre verso l'alto, regola adesso divenuta primaria; quando, dopo 40 minuti di marcia dalla partenza, si imbocca un prato, trascurando i due sentieri che si diramano in opposte direzioni: quello di destra scende, quello di sinistra costeggia il prato, ma è infestato dai rovi. Al termine del tappeto erboso si attraversa la strada asfaltata e si rientra in un campo; naturalmente queste scorciatoie potrebbero essere impedite dalle coltivazioni, nel qual caso sarà sufficiente seguire la carreggiabile. Così facendo si cammina per 10 minuti, passando più o meno vicino alle Case Colombini (dipende dalle scorciatoie) fino a raggiungere Grotta e la chiesa di Totonenzo. Davanti all'edificio, sull'altro lato della strada, si vede il sentiero da prendere per arrivare al Monte Calenzone attraverso la Costa Ventarola. Il segnavia a rombo giallo comincia a vedersi, guidando a sinistra al bivio che dopo 10 minuti si incontra (ma si può anche tagliare dritto); lungo il crinale sono distribuiti ripetitori per telefonia, e la strada che si sta seguendo è quella utilizzata dai manutentori. La vetta del Calenzone è ormai a portata di mano, raggiungibile in pochi minuti, circa un'ora e mezza dall'inizio della passeggiata.
Con il raggiungimento della cima si può dire che le salite sono finite: lungo il crinale che porta ai Poggioli d'Alpe si guadagneranno soltanto 40 metri di altezza. Dopo 10 minuti si arriva a un ampio spazio attrezzato dal quale si comincia a seguire una carreggiabile sterrata che sta in quota tra faggete, pinete e nidi di formiche rufa. Senza incertezze, in mezz'ora si è a ridosso dei Poggioli d'Alpe e si arriva all'innesto a ''T" in un sentiero. Chiare segnalazioni danno il Monte Alpe e Casa Matti a destra, e Romagnese (sentiero 5) a sinistra, direzione che, naturalmente, si segue; il segnavia romboidale lascia il campo a quello rettangolare. Si cammina in discesa ignorando le laterali che risalgono e, dopo 10 minuti, si incontra un abbeveratoio protetto da tettoia al quale è possibile dissetarsi, e poco più avanti una bella chiesetta dedicata alla Beata Vergine Addolorata. Si incontra poi un bivio dove si procede dritto per Romagnese (a sinistra è indicata Grotta), un'altra fontana e, in 5 minuti, si conclude il cammino.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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