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La strada che da Cerignale porta a Cariseto si snoda in buona parte a mezza costa sui contrafforti che dall'Aveto salgono al Monte delle Tane. Questa sua natura concede agli automobilisti il privilegio di ammirare le volute della profonda valle scavata dal torrente, pur mantenendo la dovuta attenzione alla guida, magari concedendosi una sosta nei punti più panoramici. Muoversi a piedi per sentieri, però, ha tutto un altro fascino: il suono dei propri passi sulla terra sulle foglie secche, o attutito dall'erba; il profumo emanato dalle macchie di fiori e dalle conifere; la brezza che, appena ci si scosta dal livello della pianura, concede la sua gradevole compagnia. Nulla di tutto questo è negato a chi, da Cerignale, va a Cariseto attraverso il bosco, seguendo un tracciato parallelo a quello della carreggiabile, ma più basso sulla costa.
Il piccolo borgo di Casale diventa il punto naturale di partenza, poiché lì finisce l'asfalto e inizia la stradina che si immerge tra la vegetazione e, prima di aver condotto a destinazione, offre sorprendenti aperture sull'Aveto. Il ritorno, se tempo e resistenza lo consentono (ma si tratta di uno sforzo moderato), può avvenire al di là del crinale del Monte delle Tane, la cui cima si aggira prima di scendere alla bella radura di Selvarezza, dove le acque si raccolgono a formare uno stagno. È zona di pascoli, ed è facile condividere quella quiete con pacifici bovini raggruppati qua e là. La vetta vera e propria del Monte delle Tane rimane poco accessibile a causa della fitta boscaglia che, inoltre, toglie visibilità a chi vi si addentra, rendendo sterile quell'eventuale fatica aggiuntiva. È una rinuncia di poco conto, perché già dal valico che si supera alle pendici del monte il panorama si apre su ampie distese, ed è dominato dal non lontano Monte Alfeo.
Andando verso Ottone, prima di Ponte Organasco si gira a sinistra per Cerignale. Al centro del paese si segue l'indicazione a sinistra per Casale. Attraversato il nucleo storico di Cerignale, la direzione da prendere è quella per Pian dei Mulini, segnalato da un cartello. Arrivati a Casale si parcheggia all'inizio dell'abitato, ad esempio sulla banchina attigua al sacello.
Si attraversa l'abitato di Casale finché, dopo circa 30 metri, si è costretti a scegliere tra due opposte direzioni: si va a destra, seguendo l'indicazione del CAI "135 -Cariseto" (anche a sinistra il sentiero è il 135, ma per Cerignale). Si entra subito nel bosco e si cammina pressoché in piano per circa 10 minuti, dopodiché inizia la salita, ancora all'ombra di castagni che, col progredire della quota, cedono il posto ai faggi. 20 minuti più tardi si esce allo scoperto, mentre dal terreno affiorano rocce. Sulla sinistra, intanto, si aprono splendide vedute sull'Aveto e sui monti vicini. Occorrono poco meno di altri 20minuti per arrivare a innestarsi, andando dritto, su un'ampia sterrata che proviene da destra; il segnavia, puntuale per tutta l'escursione, rassicura sulla scelta. Si entra in una pineta, dalla quale si esce 10 minuti dopo.
Presto il sentiero diventa lastricato e corre lungo muri a secco, evidente segno che un centro abitato è ormai vicino. Se si ha fortuna, in questo tratto si possono incontrare centinaia di farfalle indaffarate tra i fiori. Poco dopo, a sinistra, appaiono le case di Cariseto, e il sentiero sfocia nel la strada asfaltata, nella quale ci si immette girando a destra, lasciando quindi alle spalle le abitazioni. La si percorre per meno di 5 minuti, lasciandola dove curva nettamente a destra, prendendo la stradina sterrata che sale a sinistra, in prossimità di una fonte. La salita è di medio impegno ma costante e scoperta.
Passati 5 minuti si oltrepassa un cancello in legno solamente accostato, che è importante richiudere alle proprie spalle per evitare che il bestiame al pascolo si perda. In meno di 10 minuti si raggiunge un valico (bella veduta dell'Alfeo davanti a sé) con un bivio, entrambi i rami del quale sono marcati dal segnavia: si tiene la destra, sentiero 177. Camminando tra i ginepri si arriva in 10 minuti a una biforcazione in cui il bollo biancorosso, posto proprio in mezzo, lascia per una volta nel dubbio: si sta a sinistra.
Dopo 12 minuti si attraversa il varco in una staccionata mentre si comincia ad aggirare la cima del Monte delle Tane, che rimane alla propria destra. Intanto si è ormai superato il punto più alto dell'itinerario e si comincia a scendere. 7 minuti più tardi occorre un po' d'attenzione: il sentiero si allarga in uno spiazzo vagamente triangolare, a destra del quale parte una stradina, mentre il segnavia invita ad andare dritto; bisogna ignorarlo e girare a destra. Pochi metri più in là un nuovo bollo biancorosso, con il numero 179, conferma la correttezza della svolta. Si entra in un bosco piuttosto chiuso, in cui il fogliame secco sul terreno toglie nitidezza al percorso; è bene muoversi sempre dopo aver adocchiato il segnavia successivo a quello appena raggiunto. Così per un quarto d'ora, finché ci si affaccia nella magnifica radura che è all'inizio dei pascoli di Selvarezza. Se ne percorre il margine sinistro fino a entrare in un'ampia carrareccia, protetta da staccionate, girandovi a destra e costeggiando uno stagno (o quel che ne rimane in caso di forte siccità). Si cammina per quasi mezz'ora su questa comoda carraia, fino a incontrare uno spiazzo con un abbeveratoio e una recinzione sulla destra. La strada passa attraverso il cancello, appunto a destra, e in 5 minuti porta alla strada asfaltata, proprio in corrispondenza dell'ingresso di un campeggio.
Ci si immette in discesa sulla strada principale e, dopo nemmeno 30 metri, si vede un segnavia sulla destra che indica la partenza dello stretto sentiero (135a) che serpeggia nel bosco e porta a Casale. Vi si entra e per 20 minuti si scende senza dubbi, prestando un po' attenzione ai tratti più ripidi, fino a sbucare sull'asfaltata appena a monte di Casale. Si gira a destra e, in 3 minuti, ci si ritrova al punto di parcheggio.
Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero
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