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Nella sua breve discesa verso il Tidone, nel quale confluisce poco a est di Pianello, il Torrente Chiarone, nel tracciare il proprio corso, incontra e taglia perpendicolarmente a metà una valle che gli esperti definiscono "a canoa" per la sua curiosa conformazione, originata da un'erosione che lavora incessantemente dalla notte dei tempi. Prua di questa insolita imbarcazione, per mantenere un linguaggio immaginifico, è il rilievo sul quale aggrappa le sue fondamenta la Rocca d'Olgisio. La sua importanza storica e architettonica l'ha già eletta meta di un'altra escursione (si veda l'itinerario "Da Chiarone a Rocca d'Olgisio").
Il centro dell'attenzione, in questa sede, è invece il Monte San Martino. Lo separa dall'altura della rocca il Rio Tinello, piccolo affluente di sinistra del Chiarone. Alto 494 metri, è ammantato di fitti boschi, ma il cocuzzolo riserva una sorpresa: è costituito da due macigni contrapposti in mezzo ai quali transita il sentiero. È un passaggio davvero angusto in cui, per una ventina di metri, si deve camminare di traverso, togliendosi lo zaino dalle spalle, ma non presenta nessun pericolo e conferisce alla camminata un che di avventuroso. Lungo la discesa si incontrano sorprendenti macchie di fichi d'India nani, tipici della zona. E quasi al termine del tragitto si arriva a una chiesetta nella quale è posta una statua della Madonna di Lourdes.
Entrati a Pianello si segue la strada per Piozzano, per lasciarla pochi chilometri più avanti, a Gazzoli, seguendo a destra i cartelli per Chiarone e Rocca Pulzana. Giunti a Chiarone lo si attraversa e si ferma l'auto circa cento metri dopo l'ultima casa, dove una carreggiabile sterrata scende da destra.
La carreggiabile che scende da destra è la strada da seguire; al suo inizio fa bella mostra di sé il cartello del CAI che indica il sentiero 209 per Rio Tinello e Rocca d'Olgisio. In 3 minuti si arriva a costeggiare un prato dal quale si scorge, sullo sfondo, il castello. Si cammina così, allo scoperto, sempre al margine della radura, poi, dopo 8 minuti, si entra nel bosco, ben guidati dal segnavia, che è ancora d'aiuto pochi minuti più avanti, dove, al bivio che si incontra, si procede dritto, ignorando la deviazione a sinistra. Quasi subito si raggiunge un successivo bivio, al quale si tiene la destra, e si cammina in discesa per 5 minuti, fino a piegare a sinistra per riprendere a salire. Dal terreno cominciano ad affiorare i grandi massi tipici della zona, poi, dopo 3 o 4 minuti, si arriva a una biforcazione, in prossimità del Rio Tinello, evidenziata da un'efficace segnaletica che non lascia dubbi: si lascia il sentiero 209 per imboccare, a sinistra, il 211 (Monte San Martino e Madonnina).
È l'inizio di un ripido tratto di salita. 8 minuti più tardi occorre fare attenzione, per non sbagliare strada: in corrispondenza di una minuscola radura il sentiero che si sta percorrendo, largo, invoglia a seguirlo, ma il segnavia impresso su un castagno, a sinistra, avverte che bisogna imboccare quella deviazione; a sinistra, dunque, sempre in salita. Dopo 3 minuti ancora a sinistra, e altri 3 minuti più avanti ci si immette in una stradina, seguendola a destra fino a raggiungere un bel valico che si affaccia sul sottostante abitato di Costa. Proprio in quel punto si lascia la direzione per salire a sinistra, confortati dal cartello per il San Martino e per la Madonnina.
Alla vetta del monte si arriva in 10 minuti; la si attraversa (letteralmente) camminando di fianco, zaino a mano, tra due enormi rocce che, sul lato d'uscita, consentono anche di arrampicarvisi, con prudenza, per ammirare la non lontana Rocca d'Olgisio. Lasciati alle spalle i due monoliti si prosegue in discesa, arrivando senza dubbi d'orientamento a una seconda cima, più bassa della precedente e lussureggiante di vegetazione. Si prosegue, e in meno di 5 minuti ci si trova in una zona di scavi archeologici recintata, che si aggira sulla destra per puntare verso il piccolo rilievo davanti a sé, dove un altro scavo obbliga all'aggiramento. La discesa riprende in un tratto in cui rocce scoperte e bosco si compenetrano; attenzione quindi a muoversi da un segnavia al successivo, molto utili per individuare il tragitto ottimale. È questione di 10 minuti un po' impegnativi, dopodiché si entra nel fitto degli alberi. Dopo meno di 5 minuti, su una curva netta a sinistra, occorre non perdere di vista il bollo biancorosso, perché il sentiero da seguire si stacca a destra. Per un quarto d'ora si cammina senza incertezze, raggiungendo la chiesetta in cui è custodita la Madonnina. Da lì si segue la scalinata che porta alla strada asfaltata, che si percorre a sinistra fino a ritrovare la vettura.
Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero
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