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Meno noto e imponente del gigante omonimo che sorge tra la nostra provincia e quelle di Genova e Parma, e dal quale si diramano le valli del Taro e del Ceno, esiste un Monte Penna tutto piacentino la cui più modesta altezza di 1.199 metri riserva ai visitatori un'accoglienza di sapore ancora vagamente collinare. Questo a dispetto della parete verticale che mostra al paese di Groppoducale, a metà della salita tra Bettola e Prato Barbieri, perché dal versante di Montelana è agevolmente accessibile.
La sua cima è quasi perfettamente allineata alle altre, più famose, dei monti Santa Franca, Menegosa e Lama, distribuite verso sudest, ed è facilmente individuabile grazie a un'alta croce di metallo. Invisibile invece dal basso, arretrato com'è rispetto allo strapiombo e accostato al bosco, un rifugio offre riparo dalle intemperie. Si tratta di una recente costruzione in legno, semplice e, proprio per questo, molto rispettosa dell'ambiente; non contiene letti (almeno al momento in cui queste righe vengono scritte), ma è attrezzata con una stufa; appesa a una parete c'è anche una cartina in scala 1: 50.000 della zona. Persone volonterose provvedono di frequente a depositare nella casetta una buona scorta di acqua e viveri a lunga conservazione; non è mai superfluo raccomandarne l'utilizzo solo in caso di reale necessità.
Il segnavia è presente con assiduità e guida l'escursionista per quasi tutto il percorso, lasciandolo soltanto nel tratto asfaltato tra Costa e Cardani, dove sarebbe del tutto inutile. La sua collocazione è poco felice solo in prossimità di due svolte non evidenti: poco dopo l'inizio del tragitto e nel primo tratto di discesa dopo aver raggiunto la vetta. In questi due casi una distrazione potrebbe costringere a tornare sui propri passi per qualche centinaio di metri, insospettiti dall'improvvisa scomparsa del bollo biancorosso.
A Bettola si gira a sinistra prima del ponte (per chi viene da Piacenza) seguendo la direzione di Prato Barbieri e, dopo alcuni chilometri, si volta a destra per Groppoducale. Raggiunto quest'ultimo abitato e superatolo, si arriva quasi subito a un bivio al quale si tiene la sinistra per parcheggiare appena in vista delle prime case di Cordani.
In 5 minuti si attraversa l'abitato di Cardani per proseguire poi sulla carreggiabile che porta a Ronchi. 1 minuto più tardi si ignora una deviazione a destra e si continua per la stessa strada finché, dopo 6 minuti, si arriva a un ponticello. Il segnavia, dipinto sulla balaustra di sinistra, trae facilmente in inganno, perché appena prima del ponte occorre girare a destra, nel sentiero che sale verso gli alberi e costeggia il torrente, lasciando così la rotabile e ritrovando il bollo biancorosso solo un po' più avanti. È una stradina molto gradevole che serpeggia nei prati per un quarto d'ora, poi entra nel bosco e, subito, guada un corso d'acqua (o il suo letto, in stagione secca). Dopo 5 minuti ci si immette, tenendo la sinistra, in un sentiero che arriva da destra. Quasi subito si guadano due altri torrentelli, dopodiché si cominciano a vedere, a distanza, le poche case di Ronchi. All'incrocio che segue si gira a sinistra, verso le abitazioni, e le si raggiunge in meno di 5 minuti. Guidati dal segnavia (appare il numero di percorso 041), appena entrati in paese si gira intorno alla fontana, a destra, e si riprende a salire. Appena passata l'ultima casa di Ronchi, si gira a sinistra davanti a un grande prato. Incidentalmente appaiono dei segnavia gialloblu accanto a quello del CAI, biancorosso, al quale bisogna riferirsi. 10 minuti dopo aver lasciato l'abitato si oltrepassa un ruscello, e 4 minuti più tardi si entra in una stradina, girando a sinistra, in salita, fino a entrare, trascorsi 5 minuti, in una rotabile in cui si gira a destra, raggiungendo subito i primi edifici di Montelana. Si attraversa il paese fino a una fontana che sbarra il passo: ignorato il sentiero 903, che va a sinistra, si tiene la destra, seguendo lo 043.
Inizia un altro bellissimo tratto che, prima di entrare nel bosco, attraversa campi in morbida pendenza per 5 minuti, finché si volta a sinistra, in salita, in prossimità di un filare d'alberi, guidati ancora una volta dal bollo biancorosso. Un quarto d'ora dopo si ignora una deviazione a sinistra, proprio al termine di una salita. Sempre dritto, anche quando, 15 minuti dopo, una strada si stacca a sinistra, salendo quasi all'indietro a gomito: la si trascura (la cima del Penna non è il punto più alto dei dintorni) e, poco più avanti, ci si immette in un'altra mulattiera, seguendola a destra in moderata discesa.
Si arriva in pochissimo tempo a un crocicchio, attraversandolo e andando ancora dritto per 4 minuti, fino a incontrare un altro incrocio che offre addirittura quattro alternative: si imbocca la seconda strada a sinistra (si cerchi il segnavia) e, dopo 1 minuto di salita, si gira a destra, ancora in salita. Ormai si è vicini alla meta: in 3 minuti si raggiunge lo spiazzo sommitale del Penna, che è sulla destra del sentiero e presenta un'alta croce di metallo e un rifugio in legno. Ripresa la marcia, si scende per 5 minuti fino a incontrare una strada in cui si gira a destra. Per la seconda volta occorre prestare molta attenzione al segnavia che, qualche minuto dopo, dove la pendenza della discesa diminuisce un po' per poi riprendere, è disegnato sopra un masso rasoterra, a indicare il sentiero da seguire, a sinistra, nascosto tra le fronde; il bollo biancorosso, con la rigogliosa vegetazione estiva, è pressoché invisibile. In 5 minuti si entra, girandovi a destra, in una strada lastricata che corre tra muri a secco. Si cammina in discesa per più di mezz'ora fino ad arrivare al paese di Costa. Qui si abbandona il segnavia, che prosegue dritto, e si gira a gomito a destra, iniziando l'asfaltata che passa presto accanto a una fontana (appena fuori dalla strada, su un dosso a destra). In 15 minuti si è a Forlini, lo si attraversa e, meno di 10 minuti dopo, si arriva al bivio Groppoducale (a sinistra) - Cardani (a destra): si segue ovviamente quest'ultima direzione e, dopo un centinaio di metri, si è alla vettura.
Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero
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