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Da Lagobisione al Monte Pradegna

Presentazione

Non lontano dalla Pietra Corva e dal suo giardino alpino si innalza il blocco roccioso del Monte Pradegna. Mentre la prima è incastonata nell'arco che prosegue la Costa della Pianazza e la Costa della Rasa, linea di demarcazione tra le valli del Trebbia e del Tidone, il Pradegna si stacca, solitario, il dalla dorsale, affacciandosi deciso dal versante orientale di quella e appartenendo quindi di diritto alla vallata del fiume di Bobbio. E proprio la bella cittadina è possibile ammirare dalla sua vetta, riconoscendo a distanza la sinuosa linea del Ponte Gobbo. 

Come spesso accade, il percorso qui indicato per raggiungere il Pradegna non è stato adottato in base a criteri di minore sforzo: lasciare l'automobile sulla strada che da Cicogni porta a Vaccarezza rappresenterebbe la scelta più economica, in termini di fatica. Partire da Lagobisione, però, offre l'opportunità di arrivare alla meta aggirandola in un cammino a spirale, cogliendo così ogni aspetto di questa caratteristica altura, dal suo lato aspro e impervio a quello boschivo e accogliente. E la salita viene comunque alleggerita, nel primo tratto, sfruttando mulattiere che tagliano i pendii in modo più diagonale rispetto al sentiero diretto e segnalato, la percorrenza del quale è rimandata al ritorno, in discesa.

L'avvicinamento in auto

Giunti a Bobbio da Piacenza, si lascia la statale al primo svincolo per la cittadina, quindi, percorso qualche centinaio di metri, si gira a destra seguendo le indicazioni per Lagobisione, che si raggiunge senza difficoltà. Si parcheggia all'inizio del paese, prima di addentrarsi nell'abitato. A Lagobisione è possibile arrivare anche passando per Degara: si abbandona la statale prima (per chi viene da Piacenza) della galleria del Barberino, girando a destra al cartello che indica Centomerli. La strada è pero poco agibile e parzialmente sterrata; è consigliabile, quindi, con terreno asciutto e solo a chi guida un fuoristrada (ma attenzione all'ingombro) o, meglio, una moto da enduro. 

L'escursione

Attraversato tutto il borgo di Lagobisione, operazione che richiede poco più di 5 minuti, proprio dove le case finiscono e l'asfaltata piega a destra si segue la strada bianca a sinistra per Ronco Paolo (chiaramente indicato da un cartello). Dopo un primo tratto poco meno che pianeggiante inizia la salita, che lascia a debita distanza, alla propria sinistra, il Monte Pradegna. 10 minuti più tardi si transita accanto alle abitazioni di Ronco Paolo, seguendo la strada nella sua piega a destra. Dopo meno di 5 minuti, su un'ulteriore piega a destra della strada, la si lascia per seguire, a sinistra, un ampio sentiero che segue la linea di demarcazione tra una radura e un boschetto. Per 10 minuti si sale con continuità, poi si ignora una deviazione a sinistra nel fitto del bosco (il Monte Pradegna è lì, invitante, ma occorre tenere sempre presente che lo si sta aggirando per salirvi dal lato meno impervio). 5 minuti dopo, invece, quando la stradina piega a gomito a destra, si gira a sinistra, imboccando un sentiero di dimensioni non più carreggiabili, decisamente in direzione del monte. 

Gradatamente il bosco si dirada, e dopo un quarto d'ora abbondante la mulattiera muore all'incrocio tra due strade asfaltate. Si entra in quella che, a sinistra, costeggia il Pradegna, scendendo lungo il versante del monte opposto a quello che domina Lagobisione. Dopo 5 minuti si vede, a sinistra, l'inizio del sentiero che si seguirà al ritorno, ben segnalato da una freccia biancorossa del CAI, con l'indicazione "149 Lago Bisione". Si continua a scendere sull'asfalto, ormai confortati dalla gradita presenza del segnavia, finché, dopo meno di 10 minuti, in corrispondenza di un tornante si lascia la principale per andare dritto, come dice il segnavia, ancora su asfalto per una ventina di metri fino a raggiungere il cartello "strada privata", dopodiché, sempre guidati dal bollo biancorosso disegnato su una roccia, si imbocca un sentiero a sinistra, che finalmente (la discesa ridà fiato, ma è tutta quota persa, da pagare con gli interessi) riprende a salire verso la vetta.

Conviene tenere viva l'attenzione, perché qualche minuto più tardi si incontra un'ulteriore diramazione del sentiero e si sale a sinistra, per entrare nel folto della pineta. La salita si fa poco per volta più impegnativa, affacciandosi anche su strapiombi alla propria destra, con magnifiche vedute sul corso del Trebbia e sull'ormai sottostante Lagobisione. Un quarto d'ora dopo, mentre il percorso continua ad aggirare il monte, si gira a sinistra in un sentiero che punta deciso alla vetta (come riferimento, dal bivio, guardando alla propria destra, si vede la Pietra Parcellara). È il tratto conclusivo, che in 10 minuti porta alla cima, scoperta e panoramica, dalla quale si domina la Val Trebbia, con un pittoresco scorcio su Bobbio e sul suo Ponte Gobbo. 

Per scendere a valle si torna sui propri passi (il sentiero consentirebbe di procedere, ma diventa presto un po' pericoloso). In 20 minuti, avendo tenuto sempre la destra ai bivi ritrovati in discesa, ci si ritrova alla strada asfaltata, che si segue in salita fino a raggiungere in 10 minuti, a destra, l'inizio del sentiero 149 ben segnalato dal CAI, descritto in precedenza. Lo si imbocca e, in qualche minuto, la salita si trasforma prima in piano, poi in discesa, mentre la mulattiera, sempre ottimamente segnalata, si allarga sempre più, fino a diventare carreggiabile (solo per dimensioni, non come fondo). Nel bosco la stradina si affianca a un torrente, poi, trascorsi altri 10 minuti, si giunge a una radura dove, sempre guidati dal bollo biancorosso, si gira a destra. 5 minuti e si incontra un crocicchio: la diramazione da seguire è quella non proprio davanti a sé, ma leggermente a sinistra; individuare il segnavia non è comunque difficile e toglie ogni dubbio. Dopo altri 5 minuti si è ormai in vista di Lagobisione e si può procedere a vista, girando a destra in prossimità di una baracca verde. Si entra in paese circa a metà della strada asfaltata che lo attraversa, si gira a destra e in 3 minuti si conclude la camminata.

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero