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Arrivare a Metteglia da Marsaglia è quanto di più semplice si possa immaginare: si segue in auto l'importante strada che dall'abitato sul Trebbia porta a Ferriere valicando il Mercatello e, all'altezza di Tartaro, si gira a sinistra. Ma, si sa, le cose semplici si possono anche fare difficili o, perlomeno, faticose, per essere ripagati da una bella soddisfazione. Tra Marsaglia e Metteglia è tesa un'immaginaria linea retta lungo un crinale che sembra messo apposta per reggere la spinta laterale del Monte Aserei, come i contrafforti delle chiese gotiche. Il sentiero che percorre la cresta guadagna 750 metri di quota in 4 chilometri di lunghezza; per i pignoli ciò si traduce in una pendenza media di quasi il 19%, per i meno esigenti significa soltanto una salita che non dà tregua, ma il risultato finale non cambia: occorrono gambe e polmoni in ottima forma e, soprattutto, una buona tenuta psicologica.
Verificati i requisiti, è senz'altro il caso di cimentarsi, perché per tutto il tragitto basterà approfittare delle numerose soste per guardarsi intorno come si fosse a bordo di un aereo e ammirare un panorama sempre più ampio all'approssimarsi della cima. Una volta arrivati a Metteglia è d'obbligo allungare di pochi passi e salire sulla vetta del Monte Zùccaro che, visto dal paese, non è altro che un grande prato tondeggiante, ma vanta già un'altezza di 1.074 m. Un'ultima considerazione sul sentiero: il fondo è costituito in buona parte da affioramenti rocciosi a scaglie levigate che, anche in condizioni asciutte, risultano scivolose. Alcuni tratti ripidi richiedono molta attenzione, in particolar modo in discesa; il pericolo di cadere in un dirupo è pressoché inesistente, perché il crinale è sufficientemente largo, ma picchiare un ginocchio, una caviglia o un gomito sulla pietra potrebbe avere spiacevoli conseguenze. Attenzione anche all'attraversamento del calanco che è sotto Metteglia, perché il terreno è franoso.
A Marsaglia si gira a sinistra seguendo le indicazioni per Ferriere e per il Passo del Mercatello. Terminata ancora in paese una doppia curva prima a sinistra, poi a destra (da sinistra si immette una via) si proceda adagio, con un occhio rivolto al lato sinistro della carreggiabile, perché subito, sul prato ancora tra le case, si incontra il segnavia biancorosso che indica l'inizio del sentiero.
Ci si inerpica per pochi metri dalla strada sul terreno erboso a sinistra fino a raggiungere, proprio dove si scorge il segnavia, le tracce evidenti del sentiero. Al termine della prima salita, 5 minuti dopo essere partiti, si incontra un bivio al quale si tiene la destra per trovarsi a camminare tra rocce e spettacolari macchie di ginestre. Davanti a sé si ha una bella veduta d'insieme della gradinata di cime progressive che porteranno fino al Monte Zùccaro, poi si entra in un boschetto in cui le ginestre convivono con i lecci. Dopo qualche minuto si inizia a percepire lo scroscio delle acque del torrente che scorre a fondo valle, a destra, e che accompagnerà buona parte della camminata. Un breve falsopiano concede un attimo di respiro, poi riprende la salita proprio dove si incrocia una strada che sale da una valle per scendere all'altra: si va dritto, come precisato dal cartello del Cai che riporta il numero di sentiero 137 per Metteglia. Intanto, voltandosi, è già possibile ammirare la lontana Val Boreca, ancora una volta resa riconoscibile dal radar del Monte Lesima.
In meno di 10 minuti si raggiunge il primo "scalino", per mantenere l'analogia con la scalinata, e subito se ne vede un altro davanti a sé. Altri 10 minuti e si incontra una tripla diramazione, alla quale si segue la via centrale, ancora una volta aiutati dall'ottimo segnavia che, poco più avanti, dove si innesta un'altra strada, suggerisce ancora la direzione. Per poco meno di un quarto d'ora si cammina tra i castagni e i faggi, che da qualche tempo si sono uniti ai lecci, poi si arriva a un leggero avvallamento prima di un'altra rampa.
Nei successivi 10 minuti ci si avvicina sempre più alla testata della valle di destra, dove il terreno si trasforma in un calanco che si costeggia a ridosso del crinale, che prosegue alla propria sinistra; se si vuole ammirare il panorama è bene fermarsi, perché il sentiero è stretto, franoso e si affaccia su un pendio spoglio e molto ripido. Quando si torna a vedere il lato sinistro si ammira la costa che delimita la Val Curiasca, con i piccoli abitati di Costiere e Barche ben in vista, quindi ci si trova a un incrocio, e il segnavia aiuta a cavarsi d'impaccio. Si attraversa un altro boschetto e, quando se ne esce, si arriva a una strada che aggira la cima dello Zùccaro, ormai evidente davanti a sé; conviene non affrontarla direttamente, ma lasciarsi condurre dalla carreggiabile e arrivare a Metteglia, che già si vede a destra.
Attraversato il centro seguendo la curva a sinistra ci si immette su un'asfaltata, che conduce alla parrocchia del paese, distaccata, e alla provinciale del Mercatello. La si percorre per pochi istanti, perché cento metri più avanti una mulattiera, evidenziata dal bollo biancorosso, entra nei prati a sinistra. La stradina rimane in quota tra i campi; quando curva a destra, puntando verso la chiesa, la si lascia voltando a sinistra per la cima del monte, ormai a due passi. Quest'ultimo tratto va praticato a vista, con rispetto per le eventuali coltivazioni; per arrivare alla cima vera e propria si scavalca una bassa recinzione di filo spinato. Il ritorno avviene tutto sui propri passi; come già detto in apertura, attenzione ai tratti più scoscesi, soprattutto dove affiorano rocce. Poco più di un'ora è sufficiente per ritrovarsi a Marsaglia.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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