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Il Monte Dinàvolo (questo il toponimo riportato dalle carte, sulla segnaletica del posto si incontra spesso la variante “Denàvolo”) è uno dei primi rilievi della lunga dorsale che fa da spartiacque fra Trebbia e Nure spingendosi fino al Genovese.
Procedendo verso sud è tutto un susseguirsi di cime e valichi tra i più importanti della nostra provincia: dal Monte Viserano si arriva al Passo del Cerro, si sale al Monte Osero, poi giù al Passo, della Cappelletta e ancora su, al Monte Aserei.
Di nuovo un passo, quello del Mercatello, quindi i Monti Carevolo e Crociglia, e il passo che da quest'ultimo prende il nome, infine di nuovo in quota (ormai si è a 1.700 m) su Groppo Rosso, Monte Bue e Monte Maggiorasca. Con i suoi 702 m il Dinàvolo, da buon gradino di partenza, è il più piccolo della classe, ma il dislivello di 380 m da superare per raggiungerlo da Rallio, come qui proposto, non è da sottovalutare. La presenza di una pineta sulla lunga cresta, inoltre, gli conferisce un dignitoso aspetto alpestre e offre un gradevole riparo dal sole, mancante sulla cima, che è scoperta. A proposito della sommità, si consideri che è ben poco prominente, tanto che ci si accorge di esservi arrivati solo per la presenza della consueta croce e perché, pochi metri più avanti, inizia un'inequivocabile discesa.
Chi non volesse faticare troppo per arrivare alla meta può spingersi con l'automobile fino a Mandrola, attraverso i piccoli abitati di Riosoprano e Acquesio, percorrendo quella che in queste righe è riportata come parte del ritorno. Così facendo ridurrebbe a 140 m il necessario guadagno di quota e a meno di un chilometro la distanza in linea d'aria; rinuncerebbe, però, alla bella, anche se impegnativa, salita tra i boschi, prima, e fra i prati, e a quell'indefinibile ma ben nota soddisfazione che sempre accompagna la felice conclusione di uno sforzo.
Si percorre la statale per Genova passando Rivergaro e Fabbiano, quindi si prende a sinistra alla prima deviazione per Rallio di Montechiaro, che si incontra poco prima di arrivare a Cisiano. Entrati a Rallio si parcheggia in prossimità dell'imbocco della strada che sale a sinistra verso Riosoprano.
Si segue la strada asfaltata per Riosoprano. Dopo poco più di 10 minuti, quando si è prossimi all'ingresso nel piccolo borgo, la si lascia girando a destra in una sterrata; come riferimento si può prendere un cartello che vieta il transito ai veicoli aventi larghezza superiore ai 2,5 metri. Si cammina per 6 o 7 minuti fino ad entrare in un piccolo agglomerato di case; quando la strada sale per morire nell'aia di una cascina, appena prima di questa, a destra, si entra in uno stretto sentiero che costeggia i pollai e che per il momento scende verso un altro gruppo di abitazioni che si raggiunge, e si lascia alla propria destra, in meno di 5 minuti.
Per poco tempo si rimane in falsopiano, poi inizia la salita che non cesserà fino al crinale in vista della meta; intanto, a destra, al di là del Trebbia, si possono ammirare il Monte Pillerone e la Pietra Parcellara. Arrivati in breve alle case di Fontana Cavalla, riconoscibile per la presenza di alveari e di cartelli che pubblicizzano la vendita del miele, si passa oltre, trascurando una deviazione a destra nel bosco.
All'uscita, al termine di un doppio tornante, si sta sulla mulattiera evidentemente principale, che piega a destra, evitando di seguire la stradina che sale dritto, e per un po' si costeggia da una certa distanza un torrente, fino a poterglisi avvicinare quando, un quarto d'ora dopo, si raggiunge una radura, panoramica sulla sinistra, in fondo alla quale si intuisce, tra il fogliame, il proseguimento del sentiero.
Ancora 10 minuti e si esce definitivamente dal bosco; davanti a sé si stendono due campi a terrazze successive. È il punto in cui è più facile perdere l'orientamento; indicativamente la vetta è sulla destra, ma occorre aggirare i terreni da sinistra. Passati i due campi ci si ritrova in un terzo, prima, dal basso, invisibile: si sta ancora a sinistra, allontanandosi momentaneamente dall'obiettivo, ma solo per non danneggiare le colture; presto si curva fino a riprendere la direzione corretta, ma prima si approfitta per gettare lo sguardo sulla Valle Padana e, se si è fortunati, sulla cerchia alpina.
Quando si esce dal campo ci si trova a un bivio al quale si prende la strada che sale, a destra, e dopo 20 metri l'attenzione è richiamata dal primo segnavia, che indica uno stretto passaggio tra gli alberi sulla destra, che subito si imbocca. Quando si arriva alla carreggiabile proveniente da Mandrola le pinete sommitali del Dinàvolo sono ormai in vista, come pure la croce eretta sulla cima.
Dopo 10 minuti, durante i quali si è stati guidati da qualche segnavia e, soprattutto, dalla chiarezza del percorso, si supera una sbarra e, pochi metri più avanti, ci si immette, girando a destra, nel sentiero che, sulla cresta, si snoda fra macchie di ginestre e ginepri e offre un bel panorama sulla Val Nure.
All'ingresso in pineta due cartelli del Cai indicano uno il Passo del Cerro, in discesa a sinistra, l'altro la vetta del Dinàvolo, dritto davanti a sé, che si raggiunge in pochi minuti. Da lì lo sguardo è libero di compiere un giro quasi completo, ostacolato solo per un piccolo angolo dalla pineta attraversata in precedenza.
Il ritorno inizia sullo stesso sentiero dal quale si è arrivati; così si sta a sinistra al bivio che si incontra dopo 10 minuti scarsi, ma dopo altri 5 minuti si seguono la carreggiabile e, con quella, il segnavia, lasciando il percorso dell'andata che sta a sinistra, verso i campi. Al successivo bivio ancora ci si affida al bollo biancorosso, stando a destra, verso valle, e si raggiunge Mandrola, dove si entra sulla strada asfaltata, voltando a sinistra. Si cammina per 10 minuti fino ad arrivare a un crocicchio in mezzo a un gruppetto di case; si imbocca la strada di sinistra, lasciando alla propria destra quelle per Ponte dell'Olio e Carmiano.
Senza incertezze, dopo un quarto d'ora si attraversa Acquesio e, arrivati all'incrocio in prossimità di una chiesetta con due cipressi, si gira a sinistra, in direzione di Riosoprano, che si supera dopo un altro quarto d'ora. Si è ormai tornati sui propri passi, e in 10 minuti si è alla macchina.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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