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Da Vei alla Pietra Perduca e Parcellara

Presentazione

Il Dorba è un piccolo torrente che confluisce da sinistra nel Trebbia appena prima di Travo, dopo aver raccolto tutte le acque di una piccola valle laterale, chiusa a ferro di cavallo, idealmente delimitata dalla stessa Travo, da Bobbiano e da Perino. Perle di questo luogo appartato sono l'oratorio di Perduca e la Pietra Parcellara, luogo di romitaggio il primo, incastonato in uno scoglio di dura roccia; dolomite solitaria la seconda, anche se i suoi 836 m richiedono qualche sforzo d'immaginazione per far pensare al Tirolo.

La chiesetta di Perduca, che risale all'undicesimo secolo ed è dedicata a Sant'Anna, è purtroppo stata rinforzata nel corso degli anni con povertà di mezzi, con l'attenzione giustamente rivolta all'aspetto strutturale, ma poco rispettosa delle esigenze estetiche. Una grande macchia di cemento affligge così una parete in sasso mentre la rinforza, e le brillanti tegole che ricoprono il tetto proteggono ottimamente l'interno, ma sono anche una nota stonata che fa rimpiangere le scaglie di roccia utilizzate dai costruttori, ancora visibili sulla sommità del campanile che, ben inchiavardato, rimane il pezzo più autentico dell'insieme. 

Il rilievo al quale si appoggia è un'ottima terrazza panoramica che domina la valle del Dorba. Per estendere lo sguardo anche a quella del Trebbia occorre salire sulla Pietra Parcellara, che non è molto alta, ma è tra le prime alture del nostro Appennino e non è quindi soffocata da giganti vicini. 

La Pietra deve forse la sua notorietà nel piacentino alla facilità con cui la si individua anche da lontane vallate. Come il nome lascia intuire, è quasi priva di vegetazione, e il sentiero che la percorre è in buona parte naturale, come il caso e l'erosione di millenni lo hanno creato e modellato. Occorre quindi una certa attenzione per salirvi con il suolo bagnato per recente pioggia o per nebbia; meglio lasciar perdere in presenza di ghiaccio.

L'avvicinamento in auto

Lasciata la statale 45 si entra a Travo, la si attraversa e, qualche centinaio di metri dopo averla lasciata alle spalle, si segue a sinistra la strada che, costeggiando il Trebbia, va a Donceto. Poco dopo aver superato il ponticello sul Dorba si prende a destra, seguendo le indicazioni per Caverzago. Ormai senza incontrare incroci si passano in pochi minuti lo stesso Caverzago (la parrocchia del piccolo abitato merita una sosta), Vei e Fugazza. Si parcheggia l'auto dove la strada piega nettamente a sinistra e prende a salire.

L'escursione

La mulattiera in cui si è trasformata la strada fino a pochi istanti prima percorsa in auto sale costeggiando, dopo 5 minuti, un gruppetto di case; a destra, in lontananza, è riconoscibile il nucleo chiesa-torrione di Bobbiano. Non c'è segnavia, ma non esiste la possibilità di sbagliare. Il cammino prosegue tra rade macchie d'alberi e cespugli di ginestre per poco meno di mezz'ora, finché la carreggiabile punta con decisione a sinistra verso un piccolo borgo, mentre la Pietra Perduca è già visibile a destra in alto; si lascia la strada entrando in una radura a destra, adibita a deposito di legname (o di ciò che ne rimane, dipende dalla stagione), in fondo alla quale, leggermente a sinistra, inizia il sentiero da percorrere, che presto si inerpica per colmare il dislivello con lo scoglio. La semplice regola da rispettare è tenere sempre la destra a ogni bivio incontrato, atteggiamento che si tiene naturalmente, avendo ormai individuato la prima meta, alla quale si arriva dopo 40 minuti complessivi.

Nella roccia circostante la chiesa i monaci hanno scavato due vasche in cui si raccoglie dell'acqua e tracciato camminamenti e gradinate che consentono di percorrere tutto il blocco in relativa sicurezza (ma attenzione col bagnato!). Una nicchia di 6 - 7 m di larghezza costituisce un osservatorio sui dintorni comodo e riparato dal vento. Si riprende la marcia, percorrendo per 5 minuti a ritroso il sentiero d'arrivo, e si giunge a uno strano incrocio generato dalla vicinanza di due strade per un attimo parallele, raccordate da una breve rampa: si gira a destra e immediatamente a sinistra, pun- tando verso monte.

Altri 3 minuti e si trascura un bivio a destra, proseguendo dritto in salita, poi, trascorsi altri dieci minuti, si incontra una strada nella quale ci si immette girando a sinistra, sempre verso l'alto. Dopo aver camminato tra i prati si entra in un boschetto e, dopo ancora qualche minuto, si è alle pendici della Pietra Parcellara; al bivio che si incontra si prende a destra, per il sentiero meno appariscente, che entra in una giovane faggeta, lasciando quello che sembra essere il percorso principale, che gira a sinistra.

Alla successiva intersezione, incontrata dopo poco tempo, si continua a salire, tenendo la sinistra. 40 minuti dopo aver lasciato Perduca, superando un'ultima (per il momento), ripida salita, si è nella radura tra le querce che è alla base del dente sommitale della Pietra Parcellara. Si è a 670 m di quota, anche qui è presente una piccola cappella, detta "oratorio Parcellara ", eretta dai valligiani in data relativamente recente, ornata da un simpatico, minuscolo campanile che sovrasta di un metro e mezzo il tetto dell'edificio. Il punto di accesso alla cima è riconoscibile grazie a un segnavia sulla roccia, dietro la cappella, appena a destra; il numero di sentiero è il 169. Da lì si procede con un po' d'attenzione seguendo le segnalazioni, questa volta assiduamente presenti, e in poco più di 20 minuti si è alla vetta.

Quando si decide di ripartire (ma, un po' per la fatica fatta un po' per la bellezza del paesaggio, si ha voglia di fermarsi a lungo) si scende per la stessa strada, impiegando quasi lo stesso tempo. Tornati all'oratorio Parcellara si gira a destra ma quando, dopo pochi metri, si ritrova la discesa a destra dalla quale si era arrivati, la si ignora e si procede dritto, stando sulla cresta del contrafforte che declina verso la carreggiabile che da Travo è salita a Bobbiano e prosegue per ridiscendere verso Mezzano Scotti, strada presto visibile e raggiungibile in 5 minuti abbondanti; il segnavia, d'altronde, divenuto assiduo, si fa perdonare della precedente assenza.

Arrivati alla principale si gira a destra e, dopo qualche centinaio di metri, si attraversa l'abitato di Pietra; ancora 20 minuti scarsi e, su un tornante a sinistra, si vede un sentiero che devia a destra mentre, sullo sfondo, è tornato ad affacciarsi l'oratorio di Perduca. Si gira dunque a destra e, dopo 5 minuti in direzione della chiesa, ci si ritrova all'incrocio sopra definito "strano": a destra e, subito, ancora a destra, per ripercorrere il tratto iniziale della passeggiata. Dopo tre ore complessive ci si ritrova all'automobile.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero