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Dei mille ettari di terreno che costituiscono il Parco Provinciale del Monte Moria, 3/4 sono ricoperti d'alberi. Questi pochi ma significativi numeri spiegano, meglio di tante parole, quale motivazione anima l'escursionista che si avventura da queste parti: il desiderio di camminare nell'ombra dei boschi, passando accanto a castagni secolari dalle forme contorte. La ragnatela dei sentieri che attraversa questo polmone verde, in buona parte contrassegnati dal CAI, consente di perdersi (in senso metaforico!) dimenticandosi di ciò che accade altrove; si può vagare per ore senza uscire da quei luoghi incantati. Castagni, s'è detto, ma anche faggi, roverelle, pini silvestri e qualche betulla; pianta, quest'ultima, molto rara allo stato spontaneo a queste latitudini.
Va da sé che, in un ambiente così ricco di vegetazione d'alto fusto, non è facile ammirare panorami aperti a perdita d'occhio. L'unico punto toccato da questo itinerario che avrebbe caratteristiche tali da permettere una buona veduta è il fianco occidentale della Rocca di Moria, ma il fitto sottobosco e le fronde degli alberi chiudono la visuale per tutta la stagione calda. Gran parte dell'area del Parco Provinciale si presta a essere percorsa anche in mountain bike; non fanno eccezione i sentieri di queste righe, anche se alcuni tratti molto ripidi saranno esclusivo appannaggio di ciclisti ben allenati.
Arrivando da Carpaneto si attraversa Veleia e, arrivati allo stop, si gira a destra per Carignone (non seguire l'indicazione per Villa, a sinistra, anche se proprio in quella località si lascerà l'auto). Poche centinaia di metri più avanti, a sinistra, partono due stradine: si imbocca la seconda e si procede fino al bivio. Lì si gira a destra e si parcheggia dove si può, prima del punto in cui la strada diventa sterrata.
Si procede sulla strada ormai sterrata, inizialmente in discesa, per un brevissimo tratto, poi in salita; si nota subito il segnavia biancorosso, mentre sullo sfondo si erge il Monte Moria. 5 minuti più tardi si va dritto a un bivio, ignorando la deviazione a sinistra, e ancora dritto si va 2 minuti più tardi, all'incrocio che si incontra. Presto ci si innesta in una strada che proviene da destra e la si segue verso l'alto, e si continua ad andare dritto anche quando, 2 minuti dopo, un sentiero si stacca verso destra. Per meno di 10 minuti si va in salita, poi si incontra un pezzo pianeggiante che lascia riprendere le forze per 5 minuti, dopodiché si torna a guadagnare quota, trascurando la mulattiera che scende a destra. Trascorsi 10 minuti si tiene la destra a una biforcazione, finché (è questione di altri 10 minuti) si raggiunge il bivio che fa da raccordo alla racchetta ideale dell'itinerario. I cartelli del CAI non lasciano dubbi: sentiero 915 a sinistra, 911 a destra. Si tiene il 911, dal 915 si farà ritorno.
A destra, dunque, per aggirare la Rocca di Moria, che si intravede tra il fogliame. Per 5 minuti si va in discesa, quindi si riprende a salire. Quando, 6 minuti dopo, il sentiero torna pianeggiante, si incontra una biforcazione, entrambi i lati della quale riportano il bollo biancorosso. La si memorizzi bene e si tenga la destra, in modo da raggiungere in 10 minuti la radura dove il sentiero finisce. È questo il punto teoricamente panoramico, che si affaccia in direzione di Veleia; in realtà il discorso è valido in inverno, quando la mancanza di fogliame consente di guardare la valle. Tornati sui propri passi fino al bivio di prima, quello del doppio segnavia, si tiene la destra, e in un quarto d'ora si raggiunge un incrocio (a breve distanza, davanti a sé, si vede l'asfalto) dove si gira a sinistra, arrivando subito alla chiesa di Madonna del Monte. Lasciato l'edificio sacro alle spalle, si gira a destra sulla strada asfaltata e la si percorre per meno di 10 minuti, fino a incontrare il sentiero 909a che, a sinistra, chiaramente indicato da un cartello del CAI, entra nel bosco. Prima di seguirlo, si può prolungare la marcia fino al rifugio del Parco, posto 5 minuti più in là, al termine della provinciale, per ricaricare le borracce, ma anche per concedersi un piatto caldo.
Esclusa questa parentesi, si entra nel sentiero 909a, vi si cammina per 5 minuti e si arriva a una radura, sul cui angolo davanti a sé, a sinistra, si vede un segnavia. Lo si raggiunge e ci si immette a destra nell'ampio sentiero (il 909, senza più il suffisso «a») che passa di lì. 2 minuti dopo si attraversa un incrocio, andando dritto, e in 7 minuti, al termine di una discesa e appena passata una stretta curva a destra, si arriva all'inizio del sentiero 915, che si stacca a sinistra; ancora una volta il cartello affisso dal CAI è molto chiaro. In meno di 10 minuti si ritrova la strada asfaltata, nella quale ci si immette a destra per lasciarla quasi subito, 30 metri più in là, entrando nello spiazzo a sinistra e proseguendo nel sentiero che ne nasce. Dopo 5 minuti, su una curva a destra, si va dritto, guidati dal bollo biancorosso, e 10 minuti più tardi, al bivio, si va a sinistra (un cartello informa che si è alle pendici del Monte Rovinasso). In 4 minuti ci si ritrova al punto di raccordo della racchetta; da qui in poi la strada è la stessa percorsa all'andata. 2 minuti dopo si gira a sinistra, 20 minuti più tardi si supera un incrocio, andando dritto, e poco più avanti ci si ritrova alla vettura.
Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero
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