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Il Monte Crociglia è da tempo celebre tra gli escursionisti piacentini in quanto traguardo dell'annuale Marcia Longa, la manifestazione non competitiva che si snoda sullo spartiacque Nure-Trebbia prendendo il via dal Passo del Cerro e che attrae centinaia di partecipanti, chi in cerca di un record personale, chi per il piacere di fare quattro(mila!) passi in compagnia. Con i suoi 1.578 m non è un monte particolarmente alto, ma la sua forma tondeggiante, coperta di pascoli, e l'ampiezza degli spazi circostanti lo rendono attraente come osservatorio naturale, facilmente raggiungibile. La grande statua dell'angelo posta in vetta è anche occasione di raccoglimento; quattro stele sui lati del piedistallo ricordano i caduti in guerra del vicino paese di Torrio e le vittime della montagna, tra le quali gli sfortunati di Pizzo Palù e del Brentei.
Il vero obiettivo della gita è tuttavia il Monte Carevolo (1.552), ultimo rilievo della breve dorsale che si affronta a partire dal Crociglia. Il suo sperone si erge sulla Val Nure al termine di una salita breve ma mozzafiato, lungo la quale è anche impossibile trovare riparo dal sole o, se si è meno fortunati, dalla pioggia. Un'altra caratteristica di questa escursione di cui è bene tener conto è l'alternanza di cime e avvallamenti, di cui non rende l'idea il modesto dislivello indicato nella scheda tecnica. Se i saliscendi consentono un buon recupero del fiato, possono tuttavia essere affaticanti dal punto di vista psicologico: l'idea di perdere una quota già raggiunta, sapendo di doverla poi riconquistare, può risultare fastidiosa. Tutto l'itinerario descritto si presta a essere percorso anche in mountain bike, con l'eccezione dei 50 m di prato conclusivi, pressoché verticali e, quindi, tanto impraticabili in salita quanto pericolosi in discesa.
La strada da percorrere in automobile è la stessa seguita per intraprendere la camminata dal Passo Crociglia al Prato del Pero. Superato dunque l'abitato di Selva di Ferriere, dopo poco meno di 1 km si lascia la statale e si prende a destra seguendo l'indicazione "Vecchia Dogana". Dopo aver percorso cinque minuti di salita asfaltata si arriva alla Dogana, oggi ristrutturata e adibita a rifugio dal GAEP; ancora 300 m e si è al Passo Crociglia (m 1.466), dove si parcheggia.
Lasciata l'auto, si procede ancora per 100 metri sull'asfalto in direzione del versante ligure. Al termine della curva a destra che si incontra si varca l'evidente passaggio pedonale, ancora a destra, aperto nella staccionata che delimita i pascoli a monte. Qualche segnavia, bianco e rosso come di consueto, è già presente, ma le tracce dei fuoristrada degli allevatori costituiscono una specie di binario da seguire senza incertezze. Dopo un breve tratto allo scoperto si entra in una faggeta non molto fitta, sempre guidati dai solchi, dalla quale si esce 10 minuti più tardi, trovandosi alla base della tondeggiante cima del Crociglia. Altri 5 minuti lungo il sentiero, che aggira il monte, e si arriva a un passo oltre il quale si comincia a perdere quota; si piega nettamente a destra, ancora una volta guidati dalle tracce dei mezzi, e si sale in vetta in meno di 5 minuti. Nella stagione degli alpeggi è facile incontrare bestiame libero (e inoffensivo), gradevole compagno mentre si ammira l'ampio panorama che va dai monti del Genovese all'Aserei e all'Osero, fino allo sperone del Groppo Rosso. Si scende per lo stesso sentiero e si torna al passo, quindi si seguono a destra i consueti solchi e i pochi segnavia impressi sui sassi affioranti fino ad arrivare, in 10 minuti, a un abbeveratoio alle soglie del bosco nell'avvallamento di Costa Ravina; il Monte Carevolo è già ben visibile davanti a sé, un poco a destra.
Appena entrati tra gli alberi ci si immette, girando a destra, in un sentiero che incrocia, tanto evidente quanto ben segnalato; si supera un cancello in legno, posto solo per confinare gli armenti, e alla diramazione che subito si presenta si gira a sinistra; a destra, solo come riferimento, un altro cancello e il segnavia dell'itinerario 013. Si cammina ormai da 40 minuti e ci si trova nel punto più infossato del percorso: inevitabile che la salita ricominci. La marcia prosegue tra radure e boschetti; per apprezzare la visuale si trascura il segnavia, che invita a entrare nel folto della vegetazione, e si continua a seguire i solchi nei prati che stanno in cresta. Alle proprie spalle, un poco a destra, sono ben visibili l'abitato di Pertuso e il sovrastante Monte Ragola, e dopo poco meno di un'ora di marcia ci si trova su una delle cime intermedie nella catena che unisce il Crociglia al Carevolo. Quest’ultimo è sempre più imponente davanti allo sguardo, la configurazione del territorio impedisce di sbagliare strada; per raggiungerlo si aggira il rilievo della Rocca Borri, questa volta addentrandosi nel bosco dove un segnavia indica chiaramente l'accesso.
Il sentiero continua tra gli alberi, abbassandosi (purtroppo, perché la salita finale sarà ancora più cospicua) lungo quello che sembra un largo ponte sospeso tra le scarpate a destra e a sinistra. Un'ora e 20 dopo aver iniziato l'escursione la parete erbosa del Carevolo è lì, davanti agli occhi. Sono ben evidenti sia la traccia che sale diritta, generata dalle moto da fuoristrada, sia il percorso a zigzag che, gentile nei confronti dei provati arti inferiori, invita a prendersela comoda quanto possibile. In linea d'aria basterebbero 3 minuti per raggiungere la vetta, ne occorrono poco più di 10, immaginando di non fermarsi a prendere fiato, cosa che, tuttavia, consigliamo, perché a mezz'altezza si ha un allineamento perfetto con la Val Boreca, a sinistra rispetto al monte, che consente di vederne ottimamente la conformazione.
Comodo riferimento, per individuarla con certezza, il gigantesco pallone del radar situato sul Monte Lesima, pilastro d'accesso alla valle. Un ultimo sforzo, e in un'ora e mezza abbondante si è sulla sommità del Carevolo, dalla quale si domina la sottostante Val Nure. La discesa avviene in 5 minuti, sempre zigzagando, e dopo altri 5 si sta a sinistra al bivio che, nell'altra direzione, porterebbe alla Rocca Borri. Tenendo sempre la sinistra nel bosco si arriva, dopo un quarto d'ora, alla Fontana Benedetta e, subito dopo, al punto in cui si era rimasti all'aperto, sui pascoli, per ammirare il panorama. Si procede sulle strade ormai note e si torna alla macchina in poco meno di 3 ore complessive.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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