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Poco nota, forse per la vicinanza dei monti Maggiorasca e Bue, la Roncalla, con i 1.683 m del suo Prato del Pero, è un osservatorio naturale che offre una splendida veduta d'insieme del Piacentino. È bello osservare proprio i due giganti anzidetti (nel Tibet si parla degli "8.000", dalle nostre parti dei "1.700"), sui quali si individuano agevolmente a occhio nudo, purtroppo, le strutture introdotte dall'uomo (il Maggiorasca, in particolare, soffre della presenza di molti ripetitori, e sul Bue sono evidenti l'albergo e la stazione della cabinovia). Fortunatamente i grandi spazi naturali hanno il sopravvento: girando lentamente lo sguardo in senso orario, a partire dal Maggiorasca, si riconoscono in un cerchio completo i monti Tornarlo, Penna, Alfeo, Lesima, Penice, Crociglia, Carevolo, Aserei, Osero, Ragola e Nero. L'escursione non è troppo impegnativa, e può essere ulteriormente alleggerita se, giunti alla meta, si ritorna per lo stesso sentiero utilizzato in salita, evitando la consistente perdita di quota e il conseguente recupero che il percorso a racchetta qui proposto comporta. Se le gambe reggono ancora, però, è bene non rinunciare a godersi lo spettacolo delle impervie pareti di Rocca Marsa e Ciapa Liscia viste dal basso.
Superato l'abitato di Selva di Ferriere, dopo poco meno di 1 km si lascia la statale e si prende a destra seguendo l'indicazione "Vecchia Dogana". Dopo aver percorso cinque minuti di salita asfaltata si arriva alla Dogana, oggi ristrutturata e adibita a rifugio dal GAEP; ancora 300 m e si è al Passo Crociglia (m 1.466), dove si parcheggia.
I segnavia, costituiti dal tradizionale rettangolo bianco e rosso, spesso corredato del numero distintivo, sono subito visibili sulla sinistra dove la vegetazione si dirada. Si prende il sentiero 001, lungo il quale si alternano boschi di faggi e radure dalle quali si dominano la Val Nure, a sinistra, con il Monte Ragola in evidenza e il sottostante borgo di Pertuso, e la Val d'Aveto a destra. Dopo circa un quarto d'ora si incontra un primo bivio dove si procede diritto, lasciando alla destra il cancello dal quale ha inizio il sentiero 103 per Santo Stefano d'Aveto, cancello al quale si arriverà dal lato opposto al termine della camminata. Alla successiva biforcazione, subito raggiunta, si prende a sinistra per Prato Cipolla e Monte Bue; il sentiero di destra, indicato da un cartello come "pericoloso", è da lasciar perdere, soprattutto con il ghiaccio.
Dopo una leggera discesa in mezzo agli alberi ci si trova di fronte alla Rocca Marsa; nel punto in cui il percorso inizia a inerpicarsi (è la salita più impegnativa) si può visitare una piccola grotta adibita a cappella, alla quale si accede prendendo a destra una ben segnalata scalinata in terra sostenuta da rami recisi. Al termine della salita ci si trova sul prato pianeggiante, costellato di macchie d'alberi e popolato di orchidee in quantità piuttosto inusuale per la specie, prato che costituisce la sommità della Ciapa Liscia. Al momento di lasciarla alle spalle si abbandona il sentiero 001, che piega a sinistra, e si gira a destra. Dopo 5 minuti di camminata su un tappeto di foglie (si è in piena faggeta) una ramificazione del sentiero sale a destra; la si riconosce per la presenza di un cartello, destinato a chi viene dalla direzione opposta, che indica il sentiero 001 alle proprie spalle. Il segnavia diventa un triangolo giallo, ma è provvisoriamente superfluo: è sufficiente puntare sempre in alto per raggiungere la vetta del Roncalla (m 1.683), che è il Prato del Pero, e che è la vera meta della gita grazie alla meravigliosa vista che offre. In discesa si ripercorre lo stesso tratto fino a riprendere, girando a destra, il sentiero in faggeta, e poco dopo si arriva all'altra bella terrazza panoramica che è il Groppo Rosso.
Concessa all'occhio la sua parte, ci si incanala a destra in discesa. Si è ormai sul versante ligure, nel regno dei pini marittimi. Si scende per circa mezz'ora in direzione di Santo Stefano d'Aveto, quindi si incontra un bivio dove si segue, a destra, il sentiero 103, indicato dal cartello "Ciapa Liscia e Rocca Marsa base"; il segnavia triangolare è sostituito da tre cerchietti gialli. Si arriva al paesaggio lunare di guglie rocciose della Valle Tribolata, sovrastato dalla Ciapa Liscia; si rientra nel bosco fino ad affacciarsi alla radura dominata dalla Rocca Marsa, che si trova alla quota più bassa di tutto l'itinerario (m 1.370) e ancora dalla Ciapa Liscia. Da spaccature nella parete di quest'ultima sgorga dell'acqua che, dopo aver formato un ruscello di qualche decina di metri, scompare di nuovo tra le pietre. Al termine della piana si ritrova il segnavia (riappare quello bianco e rosso) e, superato il letto di un torrente asciutto, che si riempie solo con i temporali o con lo scioglimento della neve, si intraprende la salita, ultimo sforzo per tornare al cancello di cui si è detto in apertura. Lo si scavalca, si gira a sinistra e si ripercorre in discesa quello che era stato il tratto iniziale, tornando così al luogo di parcheggio dell'auto.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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