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Affacciato per tutta la sua lunghezza sull'alta Val Curiasca, il crinale del Monte Sant'Agostino rappresenta il raccordo naturale tra il massiccio del Monte Aserei e la catena che dal Monte Belvedere, vicino a Perino, arriva fino al Monte Capra delimitando la Valle Bergaiasca. Una pineta, popolata di esemplari di notevole altezza, colonizza la maggior parte delle sue pendici meridionali e, almeno nella sua parte più vicina alla strada proveniente da Coli, è meta di turisti domenicali che possono lasciare l'automobile in un'ampia radura. All'altro estremo è altrettanto frequentato il santuario di Sant'Agostino, al quale si arriva da almeno due vie, comode se paragonate alla carreggiabile media che attraversa le nostre montagne: s'è detto di quella proveniente da Coli, l'altra arriva dall'alto, dal Passo di Santa Barbara, da tutte le possibili direzioni delle valli del Trebbia e del Nure che confluiscono in quel crocicchio naturale posto sui piani dell’Aserei.
Se questa facile accessibilità può infastidire il purista del trekking, che non ama gli assembramenti festivi che ne derivano, la ragnatela di sentieri che si sviluppa sui saliscendi e tra i boschi rimane a garanzia di passeggiate solitarie, lontane da qualsiasi schiamazzo. È bene spendere due ultime parole sul Monte Capra: per sottolinearne la bellezza, con quella successione di guglie rocciose che lo fanno assomigliare a un piccolo Resegone di manzoniana memoria, fatte le debite proporzioni e considerata la non trascurabile assenza di un sottostante Lago di Como; e per invitare alla prudenza l'escursionista che vi si avventura, dato che le sue rocce, esposte al vento, si affacciano su pericolosi dirupi.
Se si preferisce evitare quel tratto, la soluzione migliore è, raggiunta la vetta del Sant'Agostino, tornare sui propri passi fino al sottostante valico e restringere l'anello seguendo il sentiero che scende tra i boschi. Il che, da buon rovescio della medaglia, introduce qualche difficoltà di orientamento in più.
Arrivati a Coli da Bobbio se ne attraversa la piazza e, poco dopo essere usciti dal nucleo centrale, si gira a sinistra per Fontana (è presente anche il cartello per la pineta di Sant'Agostino). Si percorre qualche chilometro fino ad arrivare al bivio che, a sinistra, porta a Perino passando per Gavi e Marubbi. Non si segue questa deviazione, ma si procede dritto per tre o quattrocento metri finché si vede salire a sinistra una carreggiabile sterrata dall'imbocco molto largo. Lì si parcheggia.
Imboccata la carreggiabile a sinistra si arriva dopo circa 50 metri a un capannone in legno e si procede dentro la pineta, a destra, dove si sta in piano per 5 minuti, finché la strada prende a salire. Ha già fatto la sua comparsa il segnavia biancorosso 159, che guiderà per la prima metà del percorso. Si cammina per 15 minuti lungo l'ampia carrareccia finché, su una curva a sinistra, la si lascia per imboccare a destra un sentiero poco evidente, anche se segnalato dal bollo biancorosso, che abbandona la principale. Si percorre dapprima una moderata discesa, poi, nel fitto della pineta, la quota si stabilizza. È una marcia molto gradevole, tra le felci del sottobosco e gli scorci che, di tanto in tanto, si aprono a destra sull'adiacente Val Curiasca e, a sinistra, sulla costa del Monte Sant'Agostino, primo obiettivo dell'escursione.
20 minuti dopo aver preso questo sentiero si arriva a un incrocio al quale si gira a sinistra, iniziando una forte salita; la costante presenza del bollo col numero 159 rassicura sulla scelta della direzione. Dopo 5, intensi minuti si prova il sollievo di qualche decina di metri in piano, ma si tratta di un effimero intermezzo, perché subito la pendenza si ristabilisce sugli elevati valori di prima. A ripagare della fatica, tuttavia, sono le aperture a sinistra sulla lontana Val Boreca, facilmente individuabile grazie ai monti Alfeo e Lesima (evidente il radar sulla sommità di quest'ultimo) che ne indicano l'ingresso. In un quarto d'ora scarso si arriva al valico del Sant'Agostino, dove la strada si biforca: un ramo piega dolcemente a destra e scende nel bosco; l'altro, con una piega ancora a destra, ma più secca, è indicato dal segnavia e segue il crinale del monte. Si prende naturalmente quest'ultimo, camminando con un po' d'attenzione sulle rocce ormai scoperte per 5 minuti, finché si arriva a una cresta pianeggiante, da cui si gode di uno stupendo panorama (ma attenzione allo strapiombo a destra!).
Qualche minuto ancora e si punta dritto su un bosco, che si aggira a destra per ricominciare a salire tra alberi e rocce. Raggiunta la cima del Sant'Agostino, il che avviene dopo altri 5 minuti di marcia, ci si trova tra i pini e, affacciandosi sulla destra, si vede sotto di sé il santuario omonimo. Per raggiungere la prossima meta, il Monte Capra, si segue ancora il segnavia, lasciandolo però al bivio che si raggiunge dopo 10 minuti scarsi. Il bollo biancorosso va a destra, in discesa, verso la Fontana dell'Uccellino. Si prende invece a sinistra, dove appare un rudimentale ma efficace nuovo segnavia arancione che guida molto bene in un tratto di bosco dove il sentiero si dissolve tra tronchi riversi e abbondanti strati di fogliame sul terreno. Dopo 5 minuti riappare il bollo biancorosso "ufficiale", lo si segue verso sinistra e si comincia a salire, uscendo presto allo scoperto: inizia la cresta del Monte Capra. Su questo non breve tratto occorre prestare molta attenzione, facendosi "dire" dal segnavia verso quali rocce dirigersi.
Per 25 minuti si sale e si scende sulla serie di guglie, fermandosi ad ammirare (quando si cammina è meglio guardare dove si mettono i piedi) splendidi panorami. La cresta si conclude con una discesa scoperta su terreno un po' friabile fino all'ingresso in un bosco, dove il segnavia 159 è ancora una volta ben collocato. Si scavalca una staccionata di filo spinato per poi tenerla alla propria sinistra come "rotaia" da seguire, anche quando, 5 minuti più tardi, ci si innesta sul sentiero 151 che proviene da destra. Si è ormai su una vera carreggiabile, mentre si fanno frequenti begli esemplari di betulla. Occorre camminare con attenzione, perché la prossima deviazione, che arriva 2 minuti più avanti, può sfuggire: quando la strada piega decisamente a destra, si deve andare a sinistra, attraversando un ampio prato e andando a costeggiare ancora la staccionata, dalla quale ci si era gradualmente allontanati.
La strada è ormai chiara; 10 minuti dopo si passa oltre un cancello (ci si ricordi di richiuderlo, come il cartello lì presente invita a fare), ritrovandosi, ancora per poco, con la staccionata a destra. Quando la vista si apre, appare sullo sfondo la Pietra Parcellara. 15 minuti dopo aver lasciato il cancello alle spalle, la strada si immette nella provinciale, asfaltata, che da Perino, attraverso Filippazzi, va verso la pineta di Sant'Agostino. La si segue a sinistra, per circa 40 minuti, finché si innesta nella strada proveniente da Coli che si è percorsa in auto. A sinistra per due o trecento metri e si ritrova la macchina.
Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero
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