Statistiche web

Nel Bosco di Croara

Presentazione

Escursione uguale montagna; ma è sempre vero? L'equazione ammette a volte soluzioni alternative, come nel caso di quell'area non più pianeggiante, non ancora collinare, che si allunga tra le due Croara, quella Nuova e quella Vecchia, accompagnando per un breve tratto il Rio Colombara nella sua pacata e stagionale discesa verso il Trebbia. Lunga poco più di due chilometri, è una stretta striscia di terra colonizzata, raro esempio alle basse quote, da rigogliose querce che dividono lo spazio più interno con i castagni. In quanto alberi caducifogli, per tutto l'inverno lasciano che la luce raggiunga il terreno, consentendo una vivace fioritura prima che le rondini sanciscano l'affermazione della primavera. Bucaneve e primule, i cui nomi già racchiudono una promessa di precocità, sono i primi a occhieggiare tra il fogliame secco sul terreno, e con loro gli anemoni e le polmonarie. 

Questo piccolo eden è il regno del lodolaio, il falco a proprio agio nel volo fra i tronchi, la cui presenza solo immaginata, perché vederlo non è facile, aggiunge un alone di mistero all'atmosfera già magica dell'ambiente. Troppo atipico come itinerario escursionistico per godere del privilegio di un segnavia, l'attraversamento del bosco di Croara è così semplice da non presentare difficoltà di orientamento; il che lo rende una passeggiata ideale anche per i più renitenti all'attività motoria.

L'avvicinamento in auto 

Raggiunta Rivalta (da Gossolengo o da Gragnano), si gira a destra per Gazzola e, poco più avanti, si segue il cartello, a sinistra, per Monteraschio. Quando si entra nel piccolo abitato si gira a sinistra, seguendo la strada anche quando diventa sterrata. Prendendo come riferimento l'ultimo cascinale dell'abitato a destra, si parcheggia 300 m più avanti, dopo una leggera discesa e un tratto pianeggiante, dove la strada, prima di biforcarsi, si accosta al bosco.

L'escursione 

Si entra nel bosco da una qualsiasi delle aperture tra gli alberi; tutte, infatti, convergono nell'unico sentiero che entra nel fitto. Si cammina in un'atmosfera quasi fiabesca, tra querce non eccezionalmente robuste e castagni, rimanendo in piano per i primi 5 minuti. Poi si scende affiancandosi al ramo destro del Rio Colombara, che si unisce al sinistro poco più avanti. 

Proprio in prossimità della confluenza si oltrepassa il corso d'acqua grazie a un ponticello, e subito ci si trova a un bivio: si tiene la strada di destra (da quella di sinistra si farà ritorno). La marcia prosegue al fianco del torrente, costeggiando per un discreto tratto, a destra, il reticolato che delimita l'area residenziale dislocata sulla costa che sovrasta l'avvallamento nel quale si sta camminando. Dopo 20 minuti il bosco stringe maggiormente la stradina, fino a quel momento piuttosto ampia, ma il camminare si mantiene agevole. Ancora 10 minuti e il sentiero piega a sinistra in modesta salita, allontanandosi un po' dal corso d'acqua che, finora, ha sempre costeggiato. 

2 minuti e il percorso arriva al punto di inversione: invece di entrare in una strada asfaltata che taglia il passo, in presenza di alcune case, si segue il sentiero nella sua curva a gomito a sinistra, intorno a una grande quercia, e si ricomincia a salire. In 5 minuti si arriva ad affacciarsi a una radura alla propria sinistra. Vi si entra e se ne percorre il lato sinistro (in altre parole, se ne inizia l'aggiramento in senso orario), rimanendo vicini agli alberi, finché, proprio alla fine di quel primo lato, appare molto evidente l'inizio di un nuovo sentiero che ritorna dentro al folto della vegetazione. Lo si imbocca, ignorando la discesa che appare immediatamente a sinistra e seguendo invece, una ventina di metri più avanti, la diramazione di sinistra al bivio che si incontra. Si cammina senza dubbi per più di 20 minuti, fino ad arrivare a una breve discesa, al termine della quale ci si immette nel tratto già percorso all'andata. Si è in vista del ponticello, lo si attraversa, si affronta la salita quasi conclusiva e, in 10 minuti, si completa l'itinerario.

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero