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Non ci sono fonti antiche che certifichino la fondazione della residenza vescovile in epoca paleocristiana, anche se buona parte degli storici è propenso a far risalire il centro episcopale, cioè chiese ed edifici di pertinenza vescovile, al IV-V secolo; una data certa da cui partire è l‘855, anno in cui Seufredo fa costruire la Cattedrale di Santa Giustina e altre strutture compresa una casa del Vescovo.
Il fabbricato subisce numerose trasformazioni col passare dei secoli e conosce un lungo periodo di decadenza nel XIV secolo, sarà il ‘400 a ridargli dignità, soprattutto con l’intervento voluto dal Vescovo Marliani (1476-1508) del quale si conservano parte dell’elegante porticato rinascimentale, i magnifici capitelli col leopardo illeonito e, la pregevole porta della Sala delle Colonne. A metà ‘600 la residenza si amplia nella zona residenziale. A metà del XIX secolo risale la manica nord-sud e la nuova facciata verso la Piazza Duomo.
Sul finire dell’800 in Cattedrale si collocano i lavori di liberazione dalle decorazioni barocche, interventi che porteranno al distacco del ciclo di affreschi commissionato a due giganti della pittura italiana fra il 1605 e il 1609: Camillo Procaccini e Ludovico Carracci; i capolavori però non verranno dispersi ma riallestiti proprio in Vescovado, nel cosiddetto Salone degli Affreschi. Il grande ambiente del piano nobile ospita, a sinistra, la Nascita della Vergine e l’Annunciazione di Ludovico, che adotta grandiose forme michelangiolesche e volute forzature anatomiche, dovute alla cosiderevole altezza della collocazione originaria; dalla parte opposta il Procaccini con la Visitazione e la Discesa dello Spirito Santo, caratterizzate da solennità e sapiente orchestrazione cromatica. Dal Salone si accede direttamente alla Cappella del Vescovo, il cui altare è impreziosito dalla pregevole tela del bolognese Carlo Cignani del 1681. Alle pareti della Cappella, che ospita anche le reliquie del Santo Vescovo Gianelli, una ragguardevole Via Crucis settecentesca di scuola bolognese.
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