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Il Duomo di Piacenza è stato edificato a partire dal 1122 e rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura romanica in Italia. L’edificio fu edificato nell’epoca delle grandi fabbriche medievali, periodo al quale risalgono la costruzioni delle cattedrali di Parma, Modena, della basilica di S. Michele a Pavia.
L’attuale edificio è stato costruito dove in precedenza era edificata la cattedrale di Santa Giustina, di cui alcune colonne furono impiegate proprio nell’attuale costruzione. A seguito di un terremoto del 1117 particolarmente distruttivo, il precedente edificio fu gravemente danneggiato e cinque anni dopo cominciarono i lavori per la costruzione dell’attuale Duomo.
Lasciatevi sedurre dalla solenne bellezza dell’interno. Numerose, infatti, sono le opere conservate. Sul secondo pilastro a destra è raffigurata ad affresco la Madonna delle Grazie, mentre sugli altri pilastri sono scolpite le formelle delle corporazioni piacentine del XII secolo che finanziarono la costruzione della cattedrale. Nel punto di intersezione tra la navata centrale ed il transetto si inserisce il grande tiburio ottagonale affrescato con figure di profeti da Pier Francesco Mazzuchelli detto il Morazzone e, dopo la sua morte, da Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1626-1627).
Dietro l’altare maggiore è situato un polittico di legno policromo opera di Antonio Burlengo e Bartolomeo da Groppallo (1476). Sempre nel presbiterio si segnalano gli affreschi realizzati tra il 1605 e il 1609 da Camillo Procaccini e Ludovico Carracci. In controfacciata sono conservate tre tele di Ludovico Carracci (Davide, Isaia e San Martino) e il Transito di Maria Vergine di Camillo Procaccini. La cripta, che conserva le reliquie di Santa Giustina, presenta delle splendide colonne con capitello decorato, molte delle quali sono però frutto di restauro ottocentesco e novecentesco.
Il campanile fu costruito un secolo più tardi e nel 1341 Pietro Vago innalzò la guglia sulla quale fu collocato un angelo bronzeo, considerato il simbolo della città. Sotto la cella campanaria fu installata, per volere di Ludovico il Moro, una gabbia (oggi ancora visibile) per rinchiudervi i responsabili di reati contro la Chiesa e lo Stato. Non vi sono però documenti che attestano il suo utilizzo.
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