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L'edificio, realizzato in laterizio, si presenta piuttosto ben conservato all'esterno e mostra tutta la sua imponenza di maniero difensivo. Situato a pochissime centinaia di metri dal fiume Po, il castello di Calendasco era infatti strategicamente importante per la difesa della città di Piacenza, come punto d'osservazione sulla pianura posta al nord-ovest della città. Oltretutto, in quest'area erano situati ben tre importanti porti e tutti facenti capo al feudo calendaschese.
Dalla linea delle cortine che sono coronate da merlature, si elevano quattro torri circolari. La facciata, che conserva ancora una parte del profondo fossato, comprende una torre cilindrica, un ingresso con ponte (un tempo levatoio come testimoniano gli incassi del rivellino); è ancora ben evidente anche la pusterla, la porta più piccola, ad accesso levatoio. Il castello assieme al recetto, alla chiesa e all'hospitale dei pellegrini formava un tempo il Borgo di Calendasco.
Indicato nel 1187 in un documento di Papa Urbano II, appartenne inizialmente al Vescovo di Piacenza. Nei corso dei secoli subì numerose distruzioni, ricostruzioni e passaggi di proprietà: l'ultimo feudatario di Calendasco fu Fabio Perletti, ambasciatore farnesiano alla corte imperiale, il quale ne era stato investito a fine Seicento con il titolo di conte da Ranuccio II Farnese.
Nei locali interni sono visibili alcuni soffitti lignei a cassettoni: sotto il voltone d'ingresso si conservano, parecchio deteriorate, interessanti decorazioni ad affresco del '500. Degni di citazione sono anche una loggia d'accesso e due grandissime sale con camino, denominate "caminata magna superiore" e "caminata magna inferiore" per la loro struttura molto estesa.
Attualmente il castello appartiene in parte al Comune di Calendasco e in parte a privati che ne hanno ricavato abitazioni.
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