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Un viaggio nel piacentino, pianificando l’itinerario seguendo i percorsi naturali tracciati dai fiumi, è forse il modo più suggestivo per scoprire le bellezze e le atmosfere di un territorio che, pur se meno celebrato di altre mete più "turistiche", ha davvero tanto da offrire agli ospiti che, è proprio il caso di dirlo, "approdano" in questi luoghi.
La Val Trebbia, forse tra le più conosciute del nostro territorio, ad un visitatore attento offre scorci, paesaggi, piccole perle storiche e naturali introvabili in altre parti del mondo. Lo stesso fiume, di per sé, è uno spettacolo mozzafiato: in alcuni momenti della giornata, con la luce del sole che illumina l’acqua dai colori azzurri e turchesi, sembra che proprio dal Trebbia si innalzino le montagne verdissime che rendono il paesaggio così particolare, e che sia lo scorrere dell’acqua a narrare le storie dei paesi e dei popoli che la Storia ha visto avvicendarsi in questi luoghi.
Sono questi meandri che donano alle arenarie di San Salvatore un aspetto così elegante e spettacolare: tra Bobbio e Marsaglia infatti le limpide acque del fiume hanno scavato nei secoli profonde gole, portando alla luce strati di arenarie ed argille dai caratteri particolari e spettacolari. Uno spettacolo naturale che fin dalle epoche più antiche deve aver affascinato i pellegrini ed i viaggiatori che percorrevano questi sentieri.
Queste gole furono anche le compagne di viaggio di San Colombano, il monaco irlandese che nel 614 si stabilì in Val Trebbia e fondò quella che oggi è conosciuta come Abbazia di San Colombano. Attorno a questo antico monastero si formò negli anni la cittadina di Bobbio, una delle più famose e visitate di Piacenza, un piccolo gioiello incastonato tra i rilievi della valle. Il monastero benedettino fondato da Colombano fu nel Medioevo uno dei più importanti centri monastici d’Europa, reso famoso soprattutto dallo Scriptorium, tra i più attivi dell’antichità.
Legato al mito di San Colombano è anche il famoso Ponte Vecchio, denominato più spesso Ponte Gobbo a causa del suo profilo caratteristico. Risalente all’età romanica, con rifacimenti successivi, è formato da 11 archi diseguali tra loro, una particolarità che da secoli dà vita alle leggende più diverse: la più conosciuta è quella che ne attribuisce la costruzione al Diavolo in persona, con il quale il Santo strinse un accordo, salvo poi ingannarlo e restituirlo agli inferi, pur avendo guadagnato, nel frattempo, questo bellissimo ponte!
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