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Piacenza e provincia sono spesso citate parlando di chiese, cattedrali e luoghi impregnati di arte e spiritualità. E’ indubbio il patrimonio artistico che deriva dalle costruzioni religiose distribuite su tutta l’area della provincia: basti pensare alle tavole conservate nella Basilica di Cortemaggiore, opera del padre del famoso Parmigianino.
Ma il patrimonio artistico di Piacenza e della Val d’Arda non è limitato alla pittura, pur recando pregevolissimi esempi, unici nel Nord Italia: l’architettura ricopre un ruolo ed un’importanza fondamentale nella produzione artistica piacentina, con edifici impregnati di storia, realizzati con maestria nei secoli scorsi, e che ancora oggi rimangono imponenti esempi di monumentalità. Anche ad Alseno potete trovare una di queste stupende creazioni: l’abbazia di Chiaravalle della Colomba è una meraviglia del luogo, da visitare ed ammirare per bellezza, imponenza e accuratezza.
La fondazione dell’abbazia, di ordine cistercense, risale all’11 aprile 1136. Autore dell’impresa fu lo stesso San Bernardo di Chiaravalle, che rispose in questo modo alle suppliche di Arduino, vescovo di Piacenza, e della popolazione che viveva su quel territorio. Le accorate implorazioni, rivolte ai cistercensi perché si insediassero su quelle terre e portassero il loro aiuto agli abitanti, bonificandole e coltivandole secondo il motto benedettino “ora et labora”, furono ascoltate, tanto che nel 1136 venne stilato un documento, una “institutionis paginam” dello stesso vescovo, con il quale il prelato concesse al monastero i primi possedimenti terrieri, integrati poi da quelli dei marchesi Pallavicino e Cavalcabò.
Il nome dell’abbazia, dedicata probabilmente allo Spirito Santo disceso nel grembo della Vergine Maria, ha un’origine leggendaria molto più poetica: il mito infatti racconta che una candida colomba volteggiasse intorno ai monaci impegnati nel lavori del terreno, portando pagliuzze e posandole a terra, finché non delineò proprio il perimetro del complesso dell’abbazia che venne poi edificata; forse più semplicemente è riferito al mistero dell’Annunciazione armonizzandosi così con la spiritualità mariana cistercense.
Il suo chiostro integro in tutti i lati è uno dei meglio conservati tra quelli delle abbazie cistercensi; la chiesa dalle semplici linee in cotto favorisce il silenzio e la preghiera. La decorazione è essenziale: San Bernardo disapprovava la ridicula monstruositas del bestiario medioevale, e impose interni senza decorazioni superflue.
Oggi il monastero è noto soprattutto per le celebrazioni del Corpus Domini di giugno, dove si può assistere alla rinomata infiorata. In occasione del giorno seguente alla Pentecoste, viene esposta ai fedeli la “Santa Spina”, una preziosa reliquia conservata nell’Abbazia che testimonia la passione di Cristo.
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