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Da Piacenza lungo la statale 45, qualche chilometro dopo Rivergaro si incontra la possente mole del castello di Montechiaro, uno dei più interessanti e singolari castelli del piacentino.
La sua struttura si discosta da quella tradizionale per il solitario dongione posto in mezzo al cortile del complesso, la cui impostazione si adatta alla forma dell'altura su cui sorge. La parte superiore della torre (nel quale si asserragliavano il feudatario e il presidio nei casi disperati per tentare di salvarsi dagli assalitori) è coronata da merli ghibellini. Su una facciata una finestrella con voltino monoblocco in pietra fa pensare che la costruzione (almeno la parte inferiore)risalga al Duecento. Una prima muraglia di quindici metri d'altezza, lungo la quale corre il cammino di ronda, si sviluppa a forma di esagono irregolare, e ad essa si addossano i caseggiati di abitazione e di servitù sorti in epoca successiva.
Nella primitiva dimora signorile, disposta a nordovest, sono visibili sulle pareti di un ampio salone tracce di tappezzerie affrescate, il cui motivo predominante è rappresentato dallo stemma nobiliare degli Anguissola, feudatari di Montechiaro a cui seguirono i genovesi Morando. Sulla parete di un'altra stanza adiacente (forse in antico adibita ad oratorio) è una bella Madonna affrescata da un ignoto artista di epoca rinascimentale.
La prigione è situata in un vasto sotterraneo sui cui muri è ancora chiaramente visibile, fra altre frasi e disegni, il brano di un canto liturgico inneggiante alla risurrezione di Cristo, graffito sull'intonaco da un anonimo prigioniero. All'esterno della prima cinta, e ad una quota inferiore di qualche metro, corre una seconda muraglia il cui andamento si presenta a forma quasi ellittica. Nel settore sud-ovest di essa è ricavato l'unico ingresso del castello, accessibile un tempo attraverso il ponte levatoio.
Ricordato anticamente come castello di Raglio (frazione più vicina), dagli "Annali Piacentini" risulta che nel 1234 venne distrutto dai popolari piacentini che avevano pure dato l'assalto a Rivergaro e a Pigazzano.
La particolarità e l’importanza del castello risiedono anche in una scritta su di un bassorilievo, noto come “il benvegnù”: nell’incisione si vedono i proprietari del castello che accolgono gli ospiti con un cartiglio che riporta questa dicitura: «Signori vu sie tuti gi ben vegnù e zesscun ghe verà serà ben vegnù e ben recevù».
Oggi il bassorilievo non si trova più a Montechiaro, ma presso il museo civico di Piacenza, dato che la scritta rappresenta un’importante testimonianza in lingua volgare.
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