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Ecce Homo

La terza sala dell’appartamento del cardinale è interamente dedicata all’Ecce Homo, gioiello artistico di Antonello da Messina. Questo allestimento, progettato dall’architetto Giorgio Graviani nel 2002, presenta il suggestivo dipinto in un’elegante vetrina perfettamente climatizzata al fine di garantire una perfetta conservazione dell’opera; la penombra della sala rende davvero commovente l’incontro con questa intenso e antico dipinto.

È uno dei più alti capolavori di Antonello da Messina (1430-1479 circa) e un’opera fondamentale per la storia dell’arte. In questa tavoletta, così come nella “Madonna annunciata” di Palermo, l’autore rivoluziona l’iconografia del dipinto di soggetto sacro e il sentire religioso del suo tempo.

Il Cristo rivolge gli occhi allo spettatore ed esprime intensamente i suoi sentimenti; la ripresa ravvicinata conferisce alla rappresentazione una forte carica drammatica, provocando in chi osserva un forte coinvolgimento emotivo. L’opera è un’originalissima sintesi del tema dell’Ecce Homo con quello del Cristo alla colonna. Sul cartiglio posto sul parapetto, omaggio agli ammirati modelli fiamminghi, il quadro reca firma e data d’esecuzione: “1473 [o 1475] Antonellus Messaneus me pinxit”. La composizione è stata più volte replicata da Antonello, ma è proprio in questa versione e in quella conservata al Louvre, che l’artista conquista una stupefacente sintesi tra realismo lenticolare di ascendenza fiamminga e visione plastico-prospettica della civiltà figurativa italiana. 

La tecnica è assai sofisticata. Il supporto è una tavoletta sottilissima di legno di rovere: la preparazione, una mestica di gesso, colla e medium oleoso, applicata interponendo solo una leggera mano di colla. La pellicola pittorica, a olio, di estrema finezza, a velature di colore trasparenti, senza che si legga alcuna traccia della pennellata, dona l’effetto di una miracolosa verità ottica.

L’eccezionale conservazione ci fa apprezzare appieno la raffinata resa dei peli della barba, le lacrime, le stille di sangue, che contribuiscono all’effetto potentemente drammatico e realistico di questo doloroso volto di Cristo.

Giorgio Vasari nel Cinquecento attribuì ad Antonello il merito di aver importato in Italia la tecnica ad olio, appresa nelle Fiandre alla scuola di Jan van Eyck. Il racconto non è del tutto attendibile, ma è certo che Antonello fu tra i primi artisti in Italia a farne un uso maturo e raffinato. 


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