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Sala degli arazzi

Pregevolissima, per numero e qualità dei pezzi, è la collezione di arazzi lasciata dal cardinale. Si tratta di diciotto capolavori, suddivisi in tre serie diverse: gli otto pezzi della Serie di Enea e Didone, gli otto pezzi della Serie di Alessandro Magno, e infine i due arazzi più antichi e preziosi, quelli della cosiddetta Serie di Priamo. Nell’insieme è certamente una delle collezioni più importanti d’Italia.

La serie di Alessandro Magno  

Si tratta di otto pezzi tessuti forse dal fiammingo Jan Leyniers (1630-1686) nella seconda metà del Seicento, su cartoni di Jacob Jordaens, uno dei più importanti seguaci di Rubens.

Di questi arazzi abbiamo poche notizie, anche l'arazziere e il cartonista non sono certi. Sappiamo però che raffigurano la narrazione delle 'Storie di Alessandro Magno', tratte quasi sicuramente dal De rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo.

A seguito di un lungo e impegnativo intervento di restauro i due arazzi raffiguranti Alessandro in una foresta uccide un leone e Alessandro caduto nel fiume Cidno viene salvato dai suoi, collocati sul lato corto della sala, sono ora perfettamente apprezzabili in tutta la loro ritrovata bellezza.

La serie di Priamo  

È la serie più antica e dalle dimensioni eccezionali, quasi quattro metri d'altezza, per cinque e mezzo di lunghezza. Sono stati tessuti a Bruxelles, intorno al 1520, da un arazziere che è stato variamente identificato dagli specialisti, ora in Pieter de Pannemaker, ora in Pieter Van Aelst, noto anche per aver tradotto i celebri cartoni di Raffaello per gli arazzi destinati alla Cappella Sistina. Il Cartonista è invece Jan Van Roome, artista della corte di Margherita d' Austria, attivissimo pittore e disegnatore per arazzi, vetrate e sculture a Mechelen e a Bruxelles nei primi anni del Cinquecento. 

La serie di Enea e Didone   

Leggendo l’inventario dei beni lasciati dall’arazziere Michiel Wauters, morto ad Anversa il 26 agosto 1679, risulta che egli aveva tessuto quattro volte la storia di Didone ed Enea in otto pezzi e che solo una delle riproduzioni giaceva nella sua bottega di Anversa, mentre le altre erano state depositate per la vendita a Vienna, Roma e Lisbona. La serie di Roma era nelle mani del mercante Antonio Verpennen ed è perciò plausibile pensare che sia proprio questa quella acquistata diversi anni più tardi dal cardinale Alberoni per ornare il proprio palazzo romano. Il disegno invece, è di Gian Francesco Romanelli (1610-1662) pittore viterbese che si formò a Roma, con il Domenichino e poi con Pietro da Cortona, con cui collaborò in alcune opere romane. Gli otto arazzi raffigurano, in un linguaggio barocco di grande effetto, gli episodi salienti della tragica vicenda della regina cartaginese innamorata di Enea, estrapolati dal libro I dell' Eneide di Virgilio. 


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