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16 febbraio 2022
Piacenza
Dalle ore 18.00 alle ore 19.30
L’appuntamento si svolgerà online su piattaforma Zoom
La prof. Valeria Poli, autrice di un recente studio dedicato all’argomento (La trasformazione del patrimonio architettonico a Piacenza. L’età dei restauri (XIX-XX secolo), Lir, 2020) ha ricostruito, grazie ad un ricco La prof. Valeria Poli, autrice di un recente studio dedicato all’argomento (La trasformazione del patrimonio architettonico a Piacenza. L’età dei restauri (XIX-XX secolo), Lir, 2020) ha ricostruito, grazie ad un ricco repertorio iconografico, le trasformazioni subite dalla cattedrale nel corso dei secoli alla luce della ricostruzione del contesto culturale e artistico del tempo.
Durante la Restaurazione, tra il 1830 e il 1841, si registrano una serie di interventi di ridefinizione del complesso monumentale della cattedrale e del palazzo Vescovile che, congiuntamente ad un ripensamento del prospetto sulla piazza del Duomo, vanno nella direzione della ricerca dell’unità e dell’armonia nell’assoluta indifferenza per la consistenza materiale antica.
Gli interventi interni, in particolare, sono riconducibili alla progettazione neogotica, in ossequio ai criteri dell’eclettismo tipologico, consigliata nel caso di edifici medioevali. Nel corso del XIX gli interventi passano dalla progettazione neogotica alla ricerca dell’originario splendore e quindi ad interventi alla ricerca dell’unità stilistica che, privilegiando lo stile medievale, utilizzano criteri progettuali piuttosto che conservativi avvalendosi della sistematica sostituzione del materiale.
L’inversione di tendenza avviene quando, nella rilettura del passato, è identificabile il modello culturale non solo della nuova ideologia nazionale e liberale, ma anche dell’impegno etico e civile. Il vescovo Giovan Battista Scalabrini, che si fa promotore e finanziatore dell’intervento sulla cattedrale, nella lettera inviata “al clero e al popolo piacentino”, il 9 febbraio 1894, dal titolo pel nostro Duomo, afferma: “Io non saprei concepire una città italiana senza il Duomo, peggio, una città che, avendone uno bello e maestoso, lo lasciasse in abbandono… Il nostro Duomo deve essere restaurato e lo sarà; perché, grazie a Dio, quel fervore di religione che lo innalzò, non è, nella nostra Piacenza, affievolito…”. Le motivazioni addotte dal vescovo, per convincere della necessità ed urgenza dell’intervento, sono infatti, non solo di ordine religioso, ma anche di carattere estetico ed etico. Nella lettera infatti dichiara la predilezione per i “monumenti dell’arte lombarda” che l’azione demolitrice del tempo, che si configura sotto l’aspetto della compromissione del sistema statico e della perdita dell’unità stilistica a causa del “cattivo gusto”, ha privato del suo carattere mistico. L’invito rivolto dal vescovo è quindi “a rinnovare, in tempi di dubbio religioso e di scetticismo patriottico, un fatto in cui religione e patria, come in tutte le creazioni del genio mirabilmente armonizzano e fraternamente si abbracciano”. La decisione di avviare il cantiere è però anche motivata dall’impegno del vescovo a favore delle classi più deboli, in un periodo di forte disoccupazione, offrendo un occasione di lavoro alla manodopera locale.
La cultura alla base dell’intervento progettato dall’arch. Camillo Guidotti, promosso dal vescovo Scalabrini e gestito dalla commissione amministrativa, è stata oggetto di aspre critiche già pochi anni più tardi dallo studioso Kingsley Porter che sottolinea come “nonostante il recente restauro, che ha equivalso quasi alla distruzione dell’antico edificio, è ugualmente… uno dei più importanti edifici religiosi dell’Italia settentrionale”.
Il giudizio sull’intervento condotto sulla cattedrale deve quindi essere formulato valutandone i due differenti versanti: quello architettonico, distinto tra il progetto di ripristino stilistico e quello di consolidamento, che mettono in rilievo la figura dell’architetto Camillo Guidotti in ritardo rispetto alle teorie elaborate in campo accademico; e quello invece politico e sociale che vedono vincente la figura del vescovo Scalabrini che contribuì personalmente a quasi un quarto delle spese sostenute (399.486 lire) e che si premurò di rendere nota ogni decisione presa pubblicando gli studi del prof. Camillo Guidotti, il parere dell’arch. Luca Beltrami e la conferenza tenuta dal cav. Ing. Cesare Nava.
L’appuntamento si svolgerà online su piattaforma Zoom alle ore 18.00. Per partecipare, con la possibilità di interagire con la dott.ssa Poli tramite eventuali domande e richieste di curiosità, è necessario iscriversi compilando il form al seguente link https://forms.gle/ETQJK1ZZNZ5DNnPq8
Senza la possibilità di interazione con il relatore l’incontro sarà visibile in diretta sulla pagina Facebook “Complesso Monumentale Cattedrale di Piacenza”
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